Della morte di Gianmarco Pozzi, campione di arti marziali trovato morto nell’estate 2020 sull’isola di Ponza, si è tornato a parlare al programma di Raiuno “Storie Italiane”. E se alla trasmissione condotta da Eleonora Daniele il padre del giovane, Paolo, ha lanciato un appello – «Spero che dopo tredici mesi qualcuno ci dica qualcosa, che emerga la verità. Da Ponza aiutateci, per favore!» – la sorella Martina ha rilasciato un’intervista al giornale online “Leggo”. Il decesso del ragazzo romano sembrava riconducibile ad una caduta da uno dei terrazzamenti che portano al mare, ma qualcosa non torna. La giovane ha espresso le sue perplessità e vuole la verità.
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Giallo di Ponza, la sorella di Gianmarco Pozzi: «C’è un supertestimone, ecco cosa ha visto»
«C’è qualcosa che non torna. Le ferite trovate sul corpo di mio fratello non sono assolutamente compatibili con una caduta. Lo confermano anche le perizie dei nostri consulenti di parte, che hanno sconfessato quelle dei periti nominati dalla procura di Cassino», ha dichiarato a “Leggo” Martina Pozzi. «Un testimone ci ha raccontato di aver visto un uomo con la carriola trasportare e gettare dal muretto il corpo di Gianmarco che prima sarebbe stato avvolto in un sacco», ha aggiunto la giovane a supporto delle sue pesanti accuse. Lei sospetta ben altro: «La caduta e la posizione del corpo, quasi raggomitolato e coperto di sangue sulla schiena, lasciano pensare che sia morto per un pestaggio. Chi sa parli», ha tuonato la giovane.
«Per nulla in preda ad allucinazioni provocate da cocaina, come stabilito nella relazione medico legale»
A proposito del super testimone Martina Pozzi ha detto: «Le dichiarazioni sono state raccolte dall’avvocato Fabrizio Gallo, nostro legale di parte civile. Il giovane, originario di Capua, gli ha raccontato che poco prima che Gianmarco morisse era lucido. Insomma, per nulla in preda ad allucinazioni provocate da cocaina, come stabilito nella relazione medico legale stilata dopo l’ispezione sul cadavere e gli esami tossicologici». Per questo la richiesta sua è di non archiviare il caso come una disgrazia: «Per la Procura, lo smartphone non era funzionante a seguito della caduta da un’altezza di circa tre metri, in piena notte. Invece la traccia telefonica lasciata sulle celle radio dell’isola di Ponza si interrompe dopo le 5 del mattino, del giorno del decesso. È stata solo attività autonoma delle componenti dell’apparecchio? E che dire della casa di Ponza dove abitava Gianmarco? È stata ripulita con la varecchina e riordinata dopo che qualcuno l’aveva messa a soqquadro. Cos’altro serve di più per riaprire ufficialmente le indagini?». Interrogativi che tormentano lei e la famiglia di Gianmarco Pozzi.
Gianmarco Pozzi morto a Ponza, le parole del legale di famiglia: «Testimonianza false»
A proposito del caso il legale Fabrizio Gallo ha detto: «Ci sono testimonianze che sono del tutto discordanti rispetto a quello che hanno riferito i ragazzi che erano in stanza con Gianmarco. Io credo che loro abbiano visto qualcosa. Le loro testimonianze, secondo me, sono false. Perché mentire fino a questo punto? Quando si mente, due sono le cose: o sei stato tu/hai responsabilità oppure qualcuno ti minaccia». Leggi anche l’articolo —> Torino sospetto omicidio, l’sms della presunta vittima all’amante apre le indagini