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Giorgia Meloni presidente dei Conservatori e Riformisti Europei: Matteo Salvini resta indietro

29/09/2020 12:16 - Aggiornamento 29/09/2020 12:18

Giorgia Meloni eletta presidente del Partito dei conservatori e riformisti europei (Ecr). La notizia è arrivata nella tarda serata di ieri, lunedì 28 settembre. Una nomina alquanto autorevole, che la rende unica donna leader sia di un partito politico europeo che di un partito italiano, Fratelli d’Italia appunto. Senza contare che si tratta della prima italiana chiamata a guidare un partito europeo. Prima di Giorgia Meloni c’era il ceco Jan Zahradil, eurodeputato che ha tenuto la carica di presidente dell’Ecr per ben 11 anni, dal primo ottobre del 2009 fino a ieri. Del resto il profilo della presidente di Fratelli di Italia è apparso subito perfetto: è giovane, è una donna, in grande crescita personale ed elettorale, in lizza per governare uno dei paesi più importanti dell’Unione europea.

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Giorgia Meloni presidente dei Conservatori e riformisti europei

Giorgia Meloni presidente dei Conservatori e Riformisti Europei: come una «stecca» a Sanremo

Giorgia Meloni eletta presidente del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei. Un bel colpo per la 43enne romana, anche perché quest’ultimo, fondato nel 2009, dopo la creazione dell’omonimo gruppo al Parlamento europeo, non solo riunisce tutte le forze euroscettiche e antifederaliste, ossia quelle che non si schierano né con il più centrista Ppe, né con il più estremo raggruppamento che vede assieme, tra gli altri, la Lega e il Front National della Le Pen, ma è anche fondamentale per coltivare amicizie «interessanti» con i maggiori partiti conservatori del mondo. Da quello repubblicano americano all’israeliano Likud, senza contare quello canadese. Il gruppo ECR si dichiara per il rispetto del principio di sussidiarietà (sovranità nazionale fin dove è possibile, UE dove è indispensabile). Tra i tanti valori condivisi quello dell’importanza della famiglia come fondamento della società, l’integrità sovrana dello Stato nazionale e il controllo dell’immigrazione. 

Giorgia Meloni presidente dei Conservatori e riformisti europei

Profilo perfetto quello della leader di Fratelli di Italia che aveva bisogno di interlocutori internazionali

E la leader di Fratelli di Italia aveva bisogno di tessere relazioni prestigiose, di conoscere e farsi conoscere da interlocutori internazionali, al fine di creare politiche comuni e guadagnare consensi. A differenza di Matteo Salvini, che continua a perdere punti nei sondaggi, come successo a Pollicino sul sentiero sperduto con le briciole di pane, Giorgia “sono una madre, sono cristiana”, ha capito che da soli non si va da nessuna parte. Come scrive Paola Di Caro su ‘Il Corriere della sera’ «l’accreditamento internazionale ha un peso cruciale». Soprattutto in questa fase, sul fare della seconda ondata Covid. E per tale ragione negli ultimi due anni la politica romana si è mossa per guadagnare credibilità in Europa, supportata da Raffaele Fitto (oggi co-capogruppo e vice presidente dell’Ecr) e Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI. L’America? Trump? Due visite negli ultimi mesi: una nel 2019 al Cpac, convegno annuale degli attivisti conservatori; l’altra lo scorso febbraio a Washington al National Prayer and Breakfast, ristretto circolo della destra Usa.

Giorgia Meloni presidente dei Conservatori e riformisti europei

Giorgia Meloni presidente del partito dei Conservatori e Riformisti Europei: il problema del potere e lo spettro del populismo

Per questo definire «riformista» Giorgia Meloni può sembrare come una «stecca» clamorosa al Festival di Sanremo, ma in realtà è perfettamente coerente, se si legge quell’etichetta come fosse un tutt’uno con la dicitura «conservatore». Proprio perché i conservatori da sempre hanno pensato e approfondito, molto di più del progressisti, il problema del potere politico. Per questi esso è profondamente ambiguo, quanto demoniaco: da un lato il potere politico è, infatti, il cemento della società, che senza cadrebbe nell’anarchia e disordine (da qui il rifiuto loro per le varie forme di populismo anche, dei grillini di turno). Ma proprio perché affidato agli uomini, il potere politico, al tempo stesso, non può che scadere a breve termine nella tirannia, se non controllato. In virtù di ciò Giorgia Meloni e compagnia bella hanno la preoccupazione costante di controllare i «meccanismi» politici di limitazione del potere. Un’ossessione, che regge su una politica che fonda le sue radici nel sospetto. In un clima di paura e diffidenza che fa germogliare poco e forse anche male l’albero, ossia la società stessa.

«Loro, loro, loro…», sentiamo dire spesso dalla leader di Fratelli di Italia nei vari talk e comizi, come se fosse sempre colpa di chi governa e gestisce male la «res publica». Come se «loro» non facessero mai gli interessi degli elettori, dei cittadini. Ma guai a cambiare, non se ne parla: perché se c’è una cosa che da sempre tormenta i conservatori è quella dell’entrata delle masse nelle sale e nei palazzi che contano. Perché la politica è un “male necessario” e secondo questa logica il potere in mano a chi si fa ‘garante’ nel lasciare il tutto come è, condizione imprescindibile. Per la serie «Ragioniere, che fa? Batti lei», «Ma… mi dà del tu?», «No, no! Dicevo: batti lei?» «Ah, congiuntivo!», «Sì!». Leggi anche l’articolo —> Gregoretti, Matteo Salvini: «Sono disposto ad accettare una condanna»