Vai al contenuto

Giuseppe Conte, da premier per caso a protagonista in Europa: la metamorfosi del «burattino»

23/07/2020 09:58 - Aggiornamento 23/07/2020 10:06

Un lungo applauso del Senato per Giuseppe Conte durante l’informativa sul Recovery Fund. Una scena che per alcuni rappresenta il coronamento di un trionfo (perlopiù grillino); per altri è chiaro un omaggio ad un noto film di Fantozzi. Quando si tratta  del ‘professore prestato alla politica’ vie di mezzo non ce ne sono: sembra consuetudine scivolare da un eccesso all’altro. Ed ecco che da “premier per caso”, come scrive Raffaele Marmo, “Conte diventa vincitore in Europa”. Ma è riuscito davvero a farsi leader? Una domanda lecita, la stessa che si pongono i lettori una volta terminato ‘Le avventure di Pinocchio’ di Carlo Collodi, preda di dubbi insistenti: per quanto tempo durerà l’incanto? Senza l’intervento della Fata Turchina sarebbe riuscito nell’impresa? O forse ciocco di legno Pinocchio, in fondo, non è stato mai. Del paragone col burattino fiabesco, del resto, se ne è fatto largo abuso, con qualcuno che aveva anche azzardato che Di Maio e Salvini fossero i moderni ‘Il Gatto e la Volpe’. Quando si dice sottovalutare chi ti sta vicino…

leggi anche l’articolo —> Silvio Berlusconi “buonuscita” milionaria alla Pascale, lei: «Non posso certo tornare alla mia vecchia vita»

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte, da premier per caso a protagonista in Europa: la metamorfosi del «burattino»

Da quel 23 maggio 2018, quando Conte sedette nel salottino del Quirinale ammesso all’esame del capo dello Stato Mattarella, sembra sia una passata una vita. Pochi giorni dopo, timido e riservato, il premier partecipava al G7 di Charlevoix, in Canada, senza sgomitare, tenendosi alla larga da passerelle e bagni di fotografi. Ma i giornali stranieri, allora, ci vedono lungo, tra tutti ‘Le Figaro’, che descrive il premier italiano come educato, riservato ed elegante. Qualità che universalmente gli vengono riconosciute anche oggi: Conte non balla sulle note dell’Inno di Mameli al Papeete Beach, come Matteo Salvini, ed è a suo agio in giacca e cravatta, tant’è che non sapremmo immaginarlo senza (o forse qualcuna sì), a differenza dell’ex capo dei Grillini Di Maio. Che Conte sia un «galantuomo», e non in senso manzoniano, lo capiscono subito anche i potenti della Terra: dal presidente Usa Donald Trump, con cui subito si è creato un feeling, agli altri due vincenti del Recovery Fund, il premier francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Giuseppe Conte

Recovery Fund, un’estenuante trattativa, che alla fine ha assegnato all’Italia più di 200 miliardi

A far guadagnar terreno a Conte poi il j’accuse di un anno fa del segretario del Carroccio, che togliendosi di mezzo spontaneamente, ha spianato al premier la strada per creare il governo più europeista degli ultimi anni. Perché è fuori discussione: l’attuale presidente del Consiglio è stato protagonista di un’estenuante trattativa, che alla fine ha assegnato all’Italia più di 200 miliardi. E si può guardare il bicchiere mezzo pieno, rimarcando che il nostro paese torna ad avere grazie a questo accordo più peso in Europa; o a tenere conto dell’aspetto peggiore, dunque meno soldi a fondo perduto e con più prestiti, con un conseguente debito maggiore. Ma definire il Recovery Fund un bluff, l’ennesima fregatura, sembra un po’ la storia de ‘La volpe e dell’uva’ (guardate un po’ come tale metafora pare cucita su misura per Salvini e di tanto in tanto ritorni).

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte è ancora l’avvocato del popolo?

E fa bene il leader leghista a mangiarsi le mani, perché nel giro di pochi mesi, Conte, da ‘ostaggio’ di due forze politiche tanto differenti, è divenuto un abile stratega capace di intrattenere una fitta rete di relazioni. Assi nella manica da tirare fuori al momento giusto: perché non si può guardare al Recovery Fund senza pensare che non sia l’esito di una tela di ragno messa a punto con pazienza. «L’ormai ex “avvocato del popolo”, in poco più di due anni si è rivelato l’ultimo “capitano di ventura” della politica italiana: gentile e abile, ma cinico e spietato quanto basta per disarcionare “amici”, rivali e avversari. Soprattutto grazie alla capacità di spendere in casa i risultati ottenuti all’estero», scrive su Quotidiano.net’ sempre Raffaele Marmo. Ed effettivamente Conte sembra tutto tranne che un «premier per caso»: i sondaggi continuano a darlo per favorito, sulla scia anche dell’ennesima mossa ‘populista’, quella di Autostrade.

Conte l’uomo del giorno, alla fine della fiera è diventato un leader?

Come la maggior parte dei professori universitari, non dimentichiamoci che Conte viene da quell’ambiente lì, il premier è pungolato però da una brutta «malattia»: il narcisismo. Per fortuna però a «pompare» il suo ego ci pensano il fido Rocco Casalino, spesso oggetto di sfottò sui social, e le ‘bimbe dei vari fans club’ che durante il periodo del lockdown hanno preso ad osannarlo. Ricapitolando la metamorfosi di Giuseppe Conte, alla fine della fiera, la faccenda pare questa: da ciocco di legno a burattino, da burattino a bambino vero, da bambino vero a professore, da professore ad avvocato del popolo, da avvocato del popolo a leader pentastellato salvatore della patria. «Che al mercato mio padre comprò…», ma quale altra sorpresa ci aspetta? leggi anche —> Decreto 4 maggio, Italiani “esercito di scontenti”: Conte «caimano che nuota a dorso»