Governo Draghi, l’editoriale di P. Ignazi su “Il Domani”. – Giovedì 18 febbraio 2021. «È stato tutto un gioco di tattiche parlamentari. E diciamo che lavorare per cinque anni nel palazzo dove lavorò Machiavelli ha aiutato un po’. Questa è stata la mia strategia. Ho fatto tutto da solo, con il 3 per cento. È stata l’operazione più complessa di tutta la mia carriera politica». Così Matteo Renzi si è gongolato sul “New York Times” soddisfatto all’idea di aver “scalzato” il premier Conte, spianando la strada a Mario Draghi, incaricato dal Capo dello Stato Mattarella a formare un esecutivo di “alto profilo”. Compito di prestigio che l’ex dirigente ha accettato di buon grado: «Vorrei dirvi che non vi è mai stato, nella mia lunga vita professionale, un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia», ha detto nel suo discorso al Senato. Secondo il politologo Piero Ignazi però non è tutt’oro quel che luccica: il «capolavoro» di Renzi nasconderebbe una «zavorra».
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Governo Draghi un capolavoro di Renzi? Ignazi: «Tutt’altro. Ha riportato in auge Salvini»
Su “Domani” Piero Ignazi riflette su un aspetto del governo Draghi che è sotto gli occhi di tutti: Renzi «ha riportato in auge Matteo Salvini»: «Chiunque avesse visto fino a un mese fa il volto, le espressioni, la voce, l’eloquio del leader della Lega avrebbe colto tutti i segni della sua difficoltà a uscire dall’angolo in cui il famigerato Giuseppe Conte l’aveva cacciato nell’estate del 2019. Da allora la Lega aveva iniziato una discesa dai picchi trionfali delle elezioni europee planando a qualche punto appena dal Pd», scrive il politologo. Il ritorno in partita della Lega lo ha galvanizzato: è divenuto nuovamente «tonico, aggressivo, sornione, sempre sul punto, già detta l’agenda politica». Un atteggiamento che Draghi pare digerisca a mala pena, tenendo conto che nel suo discorso al Senato ha replicato solo a Salvini (seppur senza nominarlo) Il passaggio, in questione, rimanda ovviamente all’irreversibilità dell’euro e alla centralità dell’Europa.
«La Lega si sente libera di agire a tutto campo»
Ignazi definisce «inaspettato» il ritorno al governo della Lega; tanto quanto l’apertura della crisi del Conte bis. A destare ancora più scalpore il fatto che Salvini si trovi a governare con Zingaretti: cosa è cambiato dall’estate 2019 quando nacque l’esecutivo giallorosso? Il politologo nel suo editoriale sottolinea che tutto sia rimasto in realtà com’era: chi era populista, anti europeista e anti immigrati è rimasto tale e quale.
E Ignazi appare anche seccato dalla «stucchevole glorificazione dei leghisti ‘buoni’ alla Giorgetti o alla Luca Zaia?». Non ha risparmiato neppure un affondo a Giorgetti, che in «un suo tweet si è augurato che arrivasse un Pinochet per salvare l’Italia dai comunisti»; concludendo che «evidentemente alla destra bastano due frasette per purificarsi dai suoi tratti illiberali e antidemocratici». Per Ignazi «il governo Draghi nasce zavorrato dalla presenza leghista» e il «Pd per vocazione governista, senso dello stato e un certo masochismo non creerà mai un problema al governo e ingoierà senza altro qualche camionetta di rospi». Del resto la «Lega si sente libera di agire a tutto campo». «Un bel capolavoro, Matteo», conclude Ignazi. Se così fosse non è assurdo pensare che Salvini vedrà crescere i propri consensi. Dimentichiamo però che all’esecutivo c’è Draghi, anti populista per eccellenza, che non sembra essere un tipo da farsi scrupolo a dire di no. Leggi anche l’articolo —> Ciampolillo al Senato “ci ricasca”, ma la Casellati sbotta: «Sempre all’ultimo momento…»