Difficile accontentare i gusti di tutti i commensali. Lo sa bene il neo presidente del Consiglio Mario Draghi, che starebbe facendo i conti con le prime lotte intestine nella sua maggioranza dalle larghe intese. Le prime spaccature, secondo quanto riferisce “Libero Quotidiano”, sarebbero emerse al Consiglio dei ministri di venerdì scorso. Qui si è avvertita la distanza tra politici e tecnici. Il giornale diretto da Vittorio Feltri riporta uno scambio di battute tra la ministra della Giustizia Marta Cartabia, scelta direttamente dal premier e dal Quirinale, e quello per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini.
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Governo Draghi, Marta Cartabia gela Franceschini: «Qui pensiamo al paese, non ai partiti»
“Riunitisi per approvare la riforma dello Sport e il decreto per l’istituzione del nuovo Ministero della Transizione Ecologica, un paio di ministri sono rimasti sorpresi dall’apprendere dalle agenzie il cambio di vertice alla Protezione Civile con Fabrizio Curcio al posto di Angelo Borrelli”, scrive “Libero Quotidiano”. Dietro questa mossa dell’ex dirigente della Bce ci sarebbe “l’ennesima conferma che ci sono dossier che Draghi vuole utilizzare senza coinvolgere la squadra ministeriale vedi la squadra dei ministri, la delega ai Servizi Segreti a Franco Gabrielli, e lo stesso Curcio alla Protezione Civile”. Un fatto questo che starebbe generando non pochi malumori in seno ai partiti, soprattutto nel Pd.
Dito puntato di alcuni ministri contro Draghi, che avrebbe costruito “una cabina di regia interna all’esecutivo con i suoi tecnici di fiducia”, a cui delegherebbe unicamente le decisioni. Si parla ovviamente del sottosegretario Roberto Garofoli, il responsabile del Tesoro Daniele Franco, ma anche Roberto Cingolani, Vittorio Colao e la già citata Marta Cartabia. L’unico “politico” (anche se si sta parlando del più tecnico del suo partito) il leghista Giancarlo Giorgetti. Sul Ministero per la Transizione Ecologica, scrive il Fatto, “Draghi aveva individuato due super comitati interministeriali (Cite e Citd) formati da cinque ministri ognuno che avrebbero dovuto aiutare Cingolani e Colao a pianificare gli interventi e decidere come spendere buona parte dei 209 miliardi del Recovery Plan”.
«L’unico partito tagliato fuori…», malumori nel Pd
Come dicevamo “Libero Quotidiano” riporta, nella versione online, lo scambio di battute tra la Cartabia e Dario Franceschini. Quest’ultimo avrebbe rimarcato l’assenza dei Dem nel nucleo del governo Draghi: “L’unico partito tagliato fuori sarebbe il Pd”. La ministra della Giustizia Marta Cartabia avrebbe replicato in maniera molto fredda: “Dario, qui facciamo gli interessi del Paese, non dei partiti”. Di fatto però il premier alla fine ha ceduto: “Nei super comitati sono entrati lo stesso Franceschini e Orlando”. Leggi anche l’articolo —> Immigrazione in Italia, Draghi taglia fuori Salvini: «Tutto in mano a Lamorgese e Palazzo Chigi»