L’espulsione di Gianluigi Paragone dal Movimento 5 Stelle è il più grande autogol della Terza Repubblica nata con le elezioni del 4 marzo 2018 in cui fu proprio il Movimento a trionfare. Non è Paragone ad andarsene e non è stato nemmeno “cacciato via”, se riflettete un attimo. A finire, con la scellerata gestione Di Maio, è invece proprio il Movimento 5 Stelle. I Pentastellati si ritrovano in meno di due anni ad aver perso metà dei voti e soprattutto la “carica”. Sì, la carica, la grinta, la voglia di combattere: quella caratteristica rivoluzionaria ed anti-sistema che ne aveva decretato il successo.
E Gianluigi Paragone che c’entra in tutto questo? C’entra perché Gianluigi, in tutta la sua azione politica dal giorno della sua elezione in Senato in poi, ha incarnato perfettamente lo spirito originario del Movimento. Le battaglie per difendere i truffati dalle banche, la lotta alla prepotenza delle multinazionali, con la questione del caro bollette. La critica aspra ma cosciente all’Europa che non ci rappresenta più, l’estrema attenzione ad ogni ingiustizia sociale avvallata dalla politica. Questo è Gianluigi Paragone, “grillino” ante-litteram già quando queste cose le diceva in televisione, da giornalista, senza peli sulla lingua.
E ora Paragone è diventato un vero “fenomeno”. Nel senso letterale del termine, fenomeno sia politico sia mediatico. Abile comunicatore, ha dimostrato di saper utilizzare come meglio si può Facebook per portare avanti le sue battaglie. A dicembre la sua pagina ha fatto registrare il record di crescita di fan, sbaragliando la concorrenza di big del social come Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Vittorio Sgarbi. E non si è più fermato. La pagina Facebook di Gianluigi Paragone è in crescita vertiginosa, con quasi 10mila like in più in 24 ore. Un record, se consideriamo il recente cambio di algoritmo del social più seguito al mondo: è come se la pagina di Gianluigi avesse guadagnato 100mila like al giorno.
Paragone può rappresentare il nuovo fenomeno che mancava alla politica italiana delusa dal Salvini del Papeete e annoiata dal Conte bis e dalla sua vanitosa capigliatura tinta. Ma a chi fa paura questo nuovo fenomeno, in crescita vertiginosa di consensi? Il primo a rischiare non è il Movimento 5 Stelle che i sondaggi riservati danno intorno al 12%. Il primo a rischiare è proprio Matteo Salvini e in generale tutte quelle forze politiche che hanno accolto in questo anno e mezzo i delusi dei 5 Stelle. Si tratta di un patrimonio di voti stimabile intorno al 20% che potrebbe magicamente aggregarsi intorno all’ultimo Highlander dei Grillini e sconvolgere il panorama politico italiano.
Gianluigi Paragone, l’ultimo guerriero per le battaglie anti-sistema degli elettori delusi dal Movimento e senza una “casa” che li rappresenti, aperta e battagliera. C’è una coincidenza che non può passare inosservata. Paragone è un guerriero indomito anche lui con la spada sguainata, proprio come l’Alberto da Giussano che capeggia sul simbolo della Lega. E che fu simbolo della fase “rivoluzionaria” del partito fondato da Umberto Bossi. Anche Osho ha capito… (vedi vignetta qui sotto). E il “guerriero” Paragone che pratica la box e il kickboxing non è un tipo da spaventarsi dinnanzi alle imprese impossibili. La politica italiana è avvertita. Ne vedremo delle belle.