Se ne è andato anche lui, Jean-Paul Belmondo, l’eterno «amico rivale» di Alain Delon. Fatti bella e taci, nel 1957, Borsalino nel 1970 sono soltanto due degli otto film che li hanno visti recitare insieme. L’ultima apparizione pubblica di entrambi era stata nel 2019: a riunirli il Paris Match per celebrare il proprio numero di anniversario. Le due leggende del cinema sorridenti si sfidavano per l’occasione a braccio di ferro.
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«Jean Paul Belmondo è un leone, Alain Delon un ghepardo», storia di un’eterna rivalità
Jean-Paul Belmondo è oggi morto ad 88 anni. A dare la notizia alla “France Presse” è stato il suo avvocato. Figlio di uno scultore, negli anni del liceo Belmondo aveva coltivato il sogno di diventare uno sportivo più che attore. Ma difficile opporsi ad un destino che pareva già scritto: il successo di A doppia mandata di Claude Chabrol nel 1959 e La ciociara di Vittorio De Sica nel 1960 gli fanno ben presto chiamare idea. La consacrazione definitiva con Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard, che lo aveva già diretto precedentemente nel corto Charlotte et son Jules. Il fascino, l’aria d’avventuriero generoso e un po’ guascone lo rendono un’icona osannata dalle donne. Belmondo detto Bebel, soprannome nato da una storpiatura – gli amici lo chiamavano Pépé come Jean Gabin delinquente in Pépé-le-Moko – è stato tra gli attori più acclamati nella storia del cinema francese. È caduto, si è rialzato tante volte. A piegarlo la malattia, un ictus nel 2001, che tuttavia non ne ha fiaccato entusiasmo. Sempre sorridente, aperto alla vita. L’esatto contrario del suo eterno «amico rivale», il viso d’angelo Alain Delon. Megalomane quanto malinconico oggi per i tempi andati, Delon non si riguarda mai nei film, come raccontato da lui stesso in un’intervista. I suoi amici sono tutti morti. Per questo rivedere vecchie pellicole lo rattrista. Alla lista, lunga lista, si aggiunge oggi anche Belmondo. Il suo Bebel volato via oggi, poche ore fa.
Più genuino Belmondo, più egocentrico Delon
Più genuino Belmondo, più egocentrico Delon, forse fin troppo consapevole della sua bellezza. Lo ha capito per la prima volta quando un amico lo ha portato a Saint-Germain-des-Prés, a metà degli anni ’50. «Mi sono accorto che mi guardavano tutti. Le donne sono diventate la mia ragion d’essere. È per loro che ho sempre voluto essere il più bello, il più grande, il più forte: per leggerglielo negli occhi», raccontò il protagonista di “Rocco e i suoi fratelli”, che aveva sempre abitato a Pigalle. «Belmondo è un leone, e Delon un ghepardo. Jean-Paul è il sole, il sorriso, il calore. Gli tocchi la spalla e gli dici: “Ciao Bébel”. Non si tocca la spalla a Delon. La luce che diffonde lui è una luce metallica», le parole di un amico comune dei due, lo scrittore e giornalista Philippe Labro a “Vanity Fair”. «È come per Federer e Nadal. Sono amici e si ammirano, ma sono sempre stati in competizione. Questo rende l’amicizia complicata», la precisazione del regista.
Belmondo: «Io e Alain? La verità è che siamo grandi amici»
In un’intervista al “Corriere” Jean-Paul Belmondo si trovò a parlare del suo rapporto con Alain Delon: «La verità è che siamo grandi amici. È la stampa ha montato un caso. Ma siamo sempre stati amici, nel bene e nel male». «Con lui abbiamo oltre 55 anni di vita in comune», le parole di Alain Delon nei giorni in cui Bebel era stato colpito da un ictus. «In quell’occasione ho dovuto prenderlo per un braccio per salire le scale. È dura», disse il divo de Il gattopardo. Non pochi rumors si rincorrevano ai tempi di Borsalino. Tra i due, la rivalità era tale che la ripartizione dei primi piani doveva essere perfettamente uguale. Questo almeno a leggere i giornali dell’epoca. Leggi anche l’articolo —> Alain Delon e Romy Schneider lettera: «Ti amo mia Puppelé!», la straordinaria storia