Laura Ziliani uccisa per soldi. Dalle figlie e dal genero. Questa l’agghiacciante ipotesi sulla quale verte la custodia cautelare in carcere firmata dal Gip del Tribunale di Brescia, Alessandra Sabatucci, che stamani, 24 settembre, ha portato all’arresto dei tre indagati. Si tratta delle sorelle Silvia e Paola Zani di 26 e 19 anni, figlie della Ziliani, scomparsa da Temù l’8 maggio 2021. E di Mirto Milani, il 28enne residente nella Bargamasca nonché fidanzato di Silvia. Tutti e tre sono accusati di concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere aggravato dal legame di parentela.
Laura Ziliani uccisa per soldi: il piano diabolico delle figlie e del genero
Questa mattina i carabinieri del Comando Provinciale di Brescia, coordinati dalla Procura, hanno tradotto in carcere i tre sospettati. Secondo le accuse formulate dalla ordinanza della Procura, sarebbe stata la cupidigia del trio diabolico ad innescare l’idea di ordire il piano omicidiario per togliere la vita alla ex vigilessa di Temù. Ereditare l’importante patrimonio immobiliare della 55enne (diversi appartamenti) e gestire in autonomia il denaro per acquistare un’auto, partire in vacanza e quant’altro. Lo si evince dalla ordinanza d’arresto emessa dopo mesi di indagini e accertamenti. Intercettazioni, in primis, ed incrocio di dati telefonici con i tabulati. In secondo luogo anche le testimonianze di diversi testimoni oculari, che avrebbero notato dei movimenti ‘sospetti’ degli indagati andati poi a corroborare l’impianto probatorio già formulato nei loro confronti.
Tracce di ansiolitici nel corpo: dettagli agghiaccianti sulla morte della vigilessa di Temù
Un piano omicidiario premeditato a lungo, studiato fin nei minimi dettagli. Ricerche inequivocabili fatte su internet attraverso le quali gli indagati raccoglievano informazioni su come uccidere le persone mediante l’uso di sostanze psicotrope. E infatti l’esito degli esami tossicologici sul cadavere di Laura Ziliani non ha lasciato dubbi. I primi accertamenti eseguiti dall’istituto di medicina legale di Brescia hanno appunto riscontrato la presenza di benzodiazepine (un ansiolitico) nel corpo dell’ex vigilessa.
“Il proposito omicidiario è il frutto di una lunga premeditazione e di un piano criminoso che ha consentito loro di celare per lungo tempo la morte e di depistare le indagini”. Lo scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. Il movente, secondo la magistratura inquirente, sarebbe di natura economica: “I tre indagati avevano un chiaro interesse a sostituirsi a Laura Ziliani nell’amministrazione di un vasto patrimonio immobiliare al fine di risolvere i rispettivi problemi economici”.
Cosa hanno visto i testimoni oculari
Tra le diverse anomalie riscontrate, due riguardano i racconti fatti da alcuni testimoni oculari. Una persona avrebbe visto, il 25 maggio, Silvia e e Mirto nella zona di Ponte di legno. II due erano intenti a disfarsi della scarpa sinistra di Laura. Quella destra era già stata ritrovata lo scorso 23 maggio, nei pressi del torrente Fumeclo, in un punto che sarebbe incompatibile con la direzione verso monte che avrebbe intrapreso Ziliani secondo il racconto delle figlie. L’ipotesi è che anche queste azioni (far ritrovare volutamente la scarpa) abbiano fatto parte del depistaggio messo in atto dai tre indagati.
Un altro testimone avrebbe notato, già subito dopo la scomparsa di Laura Ziliani, i genitori di Mirto a casa di Laura Ziliani a Brescia. Secondo la vicina di casa, la coppia si sarebbe installata nell’abitazione, e sarebbe stata vista fare le pulizie. A rendere la circostanza oltremodo sospetta, il fatto che tra la madre di Mirto e la povera Laura non corresse affatto buon sangue.
Legami scabrosi fra i tre indagati: ménage à trois
Dall’ordinanza di custodia cautelare emerge anche il profilo personologico dei tre indagati. Le figlie di Laura e Mirto avrebbero agito con lucida disumanità, senza manifestare rimorso alcuno per il (presunto) delitto commesso. Assassinio i cui particolari non sono stati ancora ricostruiti: si sa infatti che Laura Ziliani sarebbe stata stordita, ma la causa della sua morte è ignota. Né si conosce, fra le tre sospettate, la mano assassina. Chi degli indagati ha commesso materialmente il delitto e soprattutto come?
Centrale, nella ricostruzione degli inquirenti, la figura di Mirto che avrebbe diretto il piano di morte. Il giovane cantante lirico avrebbe avuto un forte ascendente sulle due sorelle. Le indagate, infatti, quando sono state costrette a consegnare i rispettivi cellulari agli inquirenti, avrebbero confessato dei segreti scabrosi e di provare vergogna per questo. Mirto, fidanzato della 26enne Silvia, avrebbe infatti avuto anche una relazione sessuale segreta con la cognata Paola. Un (al momento presunto) ménage à trois che andrebbe a completare il profilo personologico dei tre indagati, legati a doppio filo in questa vicenda. (Fonte “Ore 14” puntata del 24 settembre 2021)
Il cadavere della Ziliani nascosto a lungo in un luogo protetto e successivamente occultato a Temù
L’ipotesi investigativa è che il cadavere di Laura Ziliani sia stato occultato in un ambiente le cui caratteristiche hanno rallentato il processo di trasformazione e decomposizione. Un luogo protetto in cui il trio diabolico avrebbe tenuto nascosto il cadavere della donna, uccisa la notte a cavallo fra il 7 e l’8 maggio scorsi nella sua casa a Temù. Da quelle mura la donna non sarebbe più uscita viva. Il suo corpo esanime sarebbe stato trasportato solo successivamente nel bosco a pochi metri dal fiume Oglio, dove è stato rinvenuto la mattina dell’8 agosto 2021. Potrebbe interessarti anche —> Morte Laura Ziliani, sonnifero nella tisana: ipotesi avvelenamento