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Luana D’Orazio, continuano le indagini sulla sua morte: l’orditoio è stato manomesso

18/06/2021 09:36 - Aggiornamento 18/06/2021 09:47

Continuano le indagini sul caso di Luana D’Orazio, che ha trovato la morte il 3 maggio scorso in una fabbrica di Prato. Un macchinario tessile, l’orditoio ha stritolato la ragazza. L’obiettivo delle indagini è quello di capire se si sia trattato di un tragico incidente o se la tragedia si poteva evitare, seguendo i protocolli di sicurezza. Dopo svariate verifiche, la procura avrebbe confermato che il macchinario che ha ucciso Luana è stato manomesso.

Luana d'Orazio morte

Luana D’Orazio morte: il macchinario che l’ha uccisa è stato manomesso

Gli investigatori avevano ipotizzato una possibile manomissione dell’orditoio che ha ucciso Luana D’Orazio. Arrivano alcune indiscrezioni che conferma questa ipotesi. La perizia, ancora in corso, voluta dalla Procura sembra evidenziare una manomissione al quadro elettrico che avrebbe consentito il funzionamento dell’orditoio anche senza che la saracinesca di protezione del macchinario si abbassasse. Il macchinario funzionava in automatico grazie ad una modifica, effettuata anche nell’orditoio gemello presente in fabbrica. La procura dovrà stabilire se queste modifiche siano da collegare all’obiettivo di avere una maggiore produttività.

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Le indagini sulla morte di Luana

La perizia è ancora in corso e l’ingegner Carlo Gini, incaricato dalla Procura, dovrà concluderla entro l’11 luglio. Se l’ipotesi della manomissione ricevesse conferma, sarebbe un duro colpo per la fabbrica di Prato. Questo aggiungerebbe ai tre indagati (la titolare dell’azienda Luana Coppini, il marito Daniele Faggi e il tecnico manutentore Mario Cusimano) il reato di rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Attualmente i tre sono indagati per omicidio colposo.

Il sottosegretario Tiziana Nisini ha commentato la terribile tragedia. “Restano ancora da chiarire le circostanze che hanno portato alla tragica morte di Luana D’Orazio. Non si può morire sul luogo di lavoro come cento anni fa – ha detto la Nisini – a maggior ragione quando i protocolli di sicurezza, ottenuti con il sacrificio di tante battaglie da parte dei lavoratori e delle Istituzioni, vengono messi da parte. Ci aspettiamo il prima possibile di sapere cosa sia successo il 3 maggio scorso”.>>Tutte le notizie