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Mani Pulite, Chiesa: «Il fisco pretende 2 milioni di tasse non pagate sulle tangenti»

17/02/2022 11:35 - Aggiornamento 17/02/2022 11:43

«Perché puntate sempre su di me? Ero solo una piccola ruota di un meccanismo molto più grande». A dirlo è Mario Chiesa, condannato a 5 anni e 4 mesi per le mazzette al Pio Albergo Trivulzio di Milano. Oggi, a 77 anni, vive da pensionato tra la Lombardia e la Svizzera. Sconta ancora gli strascichi dell’indagine che portò al suo arresto, come i due milioni di euro che gli chiede l’Agenzia delle entrate per le tasse non pagate sul reddito generato dalle tangenti.

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Mario Chiesa mani pulite

Mani Pulite, Chiesa: «Il fisco pretende 2 milioni di tasse non pagate sulle tangenti»

La mattina del 17 febbraio del 1992 Mario Chiesa, il presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di spicco del Psi milanese, venne arrestato in flagranza di reato, mentre intascava una tangente. Era un politico in carriera, affermato. Come scrive Giuseppe Guastalla sul «Corriere della Sera» era  “il modello dell’uomo di partito sprezzante e arrogante con cui si era costretti a scendere a patti, e non fu difficile per Craxi liquidarlo come un ‘mariuolo’ nella vana speranza che lo scandalo che emergeva con prepotenza sulle tangenti al Pio Albergo Trivulzio si sgonfiasse catalizzando solo sull’ingegnere rampante la crescente indignazione popolare”. Diciamo che il segretario sottostimò la situazione. Dopo un iniziale silenzio durato oltre 30 giorni a San Vittore, Chiesa parlò e rivelò al pool di Antonio Di Pietro la verità sulla corruzione del sistema politico. Per fargli capire che ormai era all’angolo, dopo il fermo il magistrato gli fece sapere: «L’acqua minerale è finita». Trent’anni fa, oggi, scattavano così le prime manette che avrebbero dato avvio all’inchiesta Mani Pulite. I magistrati scoperchiarono il sistema di corruzione di partiti e imprese.

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Di Pietro lo mise all’angolo: «L’acqua minerale è finita»

Uno scandalo, quello di Tangentopoli, che segnò la fine della Prima Repubblica: si sciolsero partiti storici come la Dc e il Psi, travolti dallo sdegno dell’opinione popolare. Patteggiò tre anni di reclusione poi cancellati da un nuovo indulto, Mario Chiesa, che ha oggi qualche problema fisico. L’uomo risiede da pensionato tra la Lombardia e la Svizzera, dove c’è il più giovane dei suoi due figli. Le sue considerazioni filtrano mediate dal legale attuale, l’avvocato Stefano Banfi: «L’ingegnere affronta malissimo tutte le notizie sugli episodi di corruzione e concussione perché, anche nelle vicende che non lo riguardano, c’è sempre chi fa comunque il suo nome». E ancora: «Ho fatto un qualcosa che molti altri hanno fatto prima e dopo di me, anche in forma più grave, ma di costoro nessuno ricorda mai il nome. Ho ammesso le mie responsabilità, pagato il mio debito con la giustizia, ho restituito tutto quanto dovevo restituire. Non sono io che ho organizzato il sistema di corruttela», ha detto al suo difensore, ricordando i 6 miliardi di lire restituiti e i risarcimenti versati. Come scrive Guastalla sul «Corriere della Sera» il trentennale di Mani pulite in lui rafforza la convinzione che «la condanna vera è la consapevolezza che non potrà mai beneficiare del diritto all’oblio. Un ergastolo della reputazione». Leggi anche l’articolo —> Mani Pulite, Colombo: «Il lancio di monetine a Craxi mi fece un effetto negativo anche allora»

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