Caso Yara, Massimo Bossetti e la sua professata innocenza ancora una volta oggetto di dibattito a Quarto Grado. Nello specifico si è parlato dell’istanza sui reperti di indagine fatta dai difensori del muratore, che a fine maggio la Corte d’Assise di Bergamo ha rigettato in quanto “inammissibile”.
Massimo Bossetti: sugli abiti di Yara la prova della sua innocenza?
Tutto il materiale repertato all’epoca delle indagini sull’omicidio di Yara è custodito nel tribunale di Bergamo, nell’ufficio Corpi di reato. Lì si trovano i reperti relativi all’inchiesta sull’omicidio della 13enne di Brembate avvenuto dieci anni fa. Tre gradi di giudizio hanno condannato all’ergastolo Massimo Bossetti sebbene lui si professi da sempre innocente. I reperti in questione sono 98, tra i quali sono compresi gli abiti indossati dalla 13enne la sera in cui fu sequestrata (26 novembre 2010), ferita e lasciata morire al freddo del campo di Chignolo d’Isola, dove fu rinvenuta dopo 3 mesi.
Trattasi di pantaloni, scarpe da ginnastica, slip, reggiseno, felpa di colore nero, strisce di campioni prelevati dal furgone di Bossetti. Ad esempio due paillettes prelevate dalla tappezzeria sottostante al sedile posteriore sinistro. Ancora, provette contenenti 54 campioni di Dna rinvenuti sugli slip e sui leggings della giovane ginnasta. A Quarto Grado ci si è domandati che importanza possano avere oggi quei 98 reperti che più volte in questi anni i consulenti di Bossetti hanno chiesto di poter analizzare?
Con le attuali metodiche possibili novità sui reperti: parla il genetista Capra
Le prime analisi su di essi furono effettuate nel 2011. “In questi 10 anni la scienza forense ha avuto uno sviluppo come mai in passato … per cui adesso ci sono delle metodiche e un approccio alla traccia che sono molto ma molto più analitiche e precise”, ha detto il genetista Marzio Capra, consulente di Bossetti, a Quarto Grado. Se rianalizzati, si potrebbero dunque ottenere dei risultati che fino a pochi anni fa erano assolutamente impensabili, ha precisato il dottor Capra.
“Il processo Yara è chiuso”, ha replicato Enrico Pelillo, l’avvocato della famiglia Gambirasio. E dopo il ricorso per Cassazione inammissibile, ancor di più. “Credo che non si possa dire che è un caso dubbio, ecco. Più lineari di così mi sembra che ci siano pochi processi”. Ma su quei reperti si è aperto un vero e proprio giallo: aporie, “evidenze che sono state ignorate”, le definisce Marzio Capra. La speranza di Bossetti di poter dimostrare la propria innocenza ha però subito un duro colpo. Nessuna nuova analisi, niente test del Dna sarà infatti effettuato su quei reperti.
Su richiesta della pm Letizia Ruggeri, il Tribunale di Bergamo ha posto sotto sequestro i succitati reperti. La confisca impedisce dunque che su di essi possano essere compiute nuove indagini. La ricognizione degli stessi che inizialmente la Corte d’Assise di Bergamo aveva accordato alla difesa di Bossetti, infatti, lo scorso 26 maggio è stata giudicata inammissibile. Il clamoroso dietrofront della Corte ha suscitato le ire dei difensori di Bossetti che hanno annunciato battaglia. Potrebbe interessarti anche —> Massimo Bossetti da due anni rifiuta i contatti con la sorella: Quarto Grado svela il motivo