Massimo Bossetti oggi: nuovo appello disperato dal carcere del muratore di Mapello condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio. Fortissima per lui la recente batosta arrivata poche settimane fa, a causa del rigetto da parte della Corte d’Assise di Bergamo della istanza della difesa che chiedeva di poter analizzare i reperti secondari di indagine.
«Sono un uomo distrutto ma innocente»
«Sono un uomo distrutto ma innocente e continuo a lottare con i miei avvocati, per me, per i miei figli e perché Yara non ha avuto giustizia». Nonostante le condanne all’ergastolo inflittegli in tutti i tre gradi di giudizio, il carpentiere bergamasco continua a professarsi innocente. E lo fa dal 16 giugno 2014, giorno in cui fu arrestato con l’accusa di avere assassinato la 13enne di Brembate.
La Corte d’Assise di Bergamo per l’ennesima volta gli ha negato la possibilità di una perizia genetica sui reperti del caso Yara, nonostante il pronunciamento della Cassazione in merito fosse stato favorevole.
La lotta di Massimo Bossetti continua
A “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV l’avvocato Claudio Salvagni, che con il collega Paolo Camporini difende Bossetti, ha già annunciato l’intenzione di dare ancora battaglia. «Noi non ci arrendiamo e per questo abbiamo già presentato un ulteriore ricorso in Cassazione, visto che nelle tre precedenti occasioni, la Suprema Corte ci ha sempre dato ragione. Ora quindi andremo in Cassazione per la quarta volta perché è un nostro diritto e un diritto di Massimo Bossetti, vedere quei reperti rimasti ed esaminarli.».
Salvagni: «Fatti a stracci i principi fondamentali del diritto»
Poi l’affondo: «La decisione della Corte d’Assise di Bergamo ha dell’incredibile in quanto fa a stracci i principi fondamentali del diritto. Ci vorrà quindi ancora del tempo ma credo che la Cassazione ci riconoscerà il diritto di riesaminare i reperti. Mi chiedo come è possibile che la Corte di Bergamo nelle precedenti occasioni non abbia tenuto conto del pronunciamento della Cassazione a noi favorevole, decidendo solamente di chiuderci la porta in faccia. Tutto questo è assurdo.».
Secondo l’avvocato di Bossetti vi sarebbe il chiaro intento da parte della Corte di ostacolare il lavoro della difesa di Bossetti. «È chiaro ed evidente che da parte dei giudici di Bergamo c’è l’intento di evitare di riaprire il caso, impedendoci di riesaminare quei reperti. Ripeto, non capisco perché: se non pensando male. Spero che questo stucchevole valzer, Cassazione-Corte di Bergamo prima o poi finisca e ci sia consentito di fare nuovi esami sui reperti rimasti. In carcere, condannato all’ergastolo, c’è un uomo che ha sempre detto: fatemi fare una perizia come si deve e capirete che lì dentro non c’è il mio Dna. Quindi quello della Corte di Bergamo è un autentico contorsionismo mentale un’acrobazia giuridica, per arrivare a dirci di no per la terza volta. Si tratta di un sofisma, di un bizantinismo, non so più come definirlo.». (Continua a leggere dopo la foto)
Massimo Bossetti sorvegliato a vista in carcere: si teme un gesto estremo
Sulle condizioni del suo assistito, l’avvocato Salvagni ha detto di averlo incontrato in carcere pochi giorni fa e trovato molto provato. «Comunque Massimo mi ha detto “sono disperato, non so più che cosa devo fare. Avvocati continuate a lottare, ho fiducia di voi e non smetterò mai di lottare perché sono innocente. Lo faccio per me, per i miei figli e perché so che Yara non ha avuto giustizia”. Sempre più un uomo distrutto; il carcere è duro, ancora più duro se lo vivi da innocente. Non a caso è controllato costantemente dagli operatori penitenziari per evitare che commetta qualche insano gesto». Clicca qui per leggere gli approfondimenti di UrbanPost sul caso Yara Gambirasio