Massimo Galli va in pensione. Il Primario di malattie infettive al Sacco di Milano e docente alla Statale, in passato punto di riferimento internazionale nella lotta contro l’Aids, oggi tra i simboli della guerra contro il Covid, si fa da parte. Da novembre Galli lascia l’ospedale, appende il camice bianco al chiodo: lo scorso luglio ha compiuto 70 anni. Ma la passione per la scienza non l’abbandonerà: «Noi medici, assieme ai magistrati, siamo quel genere di persone che non vorrebbero mai andare. Però a Milano si dice: “Zucche e meloni alla loro stagione”. E dietro di me c’è chi merita di prendere questo posto», ha detto l’infettivologo al «Corriere della Sera».
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Massimo Galli va in pensione, ma resterà in trincea: «Covid? Ecco il mio più grande errore…»
Che è grossomodo la stessa cosa che il professore ha detto a «la Repubblica»: «Potessi, non smetterei. Però rispetto una legge che condivido e mi faccio da parte. La testa no, quella continuerà a lavorare: sono stato e continuerò ad essere un medico, interista e di sinistra. La mia gioventù si è rivelata la mia vita anche da anziano, non ne rinnego nemmeno un pezzettino», ha dichiarato Galli. Ha ricevuto in queste ore tante manifestazioni di affetto, la sua è stata un’esistenza spesa per gli altri. In prima linea l’impegno contro l’Aids: «Se rivivo la galleria dei ritratti dei lutti, mi tornano in mente tanti amici che ho visto morire di Aids. Gran parte della mia vita professionale l’ho passata a cercare una cura che frenasse quella malattia», ha confidato al «Corriere». Alla domanda “Il Covid avrà una data di scadenza?”, l’esperto ha replicato così: «Penso che verrà derubricato. Anthony Fauci parla della prossima primavera. Ma serve non perdere il ritmo della campagna vaccinale. E da questo punto di vista devo dire che in Italia abbiamo fatto meglio di tanti altri. Non sono mai stato pessimista da questo punto di vista. Ero preoccupato dalle dosi a nostra disposizione».
Cosa farà appeso il camice bianco al chiodo? «Continuerò a studiare. Ho anche un romanzo nel cassetto»
Da pensionato continuerà ad andare in tv: «La moda dei virologi mi fa arrabbiare. Sono come molti colleghi invitato in continuazione in tv. Ma il committente è la gente. Per quell’enorme necessità di informazione e di dibattito in materia. Non siamo noi a reclamare spazi. E comunque per il mio futuro spero di no, ma temo di sì», ha detto Massimo Galli, intervistato da Stefano Landi. Come si godrà la pensione? «Non smetterò di studiare. La mia passione per la storia delle epidemie mi porterà ad approfondire un grande libro. Quel faldone che raccoglie tutti i morti di Milano dal 1452. Un territorio inesplorato da digitalizzare. E poi voglio scrivere libri: ho anche un romanzo nel cassetto». Infine ha confessato il suo più grande errore dall’inizio della pandemia: «Il 20 febbraio del 2020 ero speranzoso che l’avremmo scampata, che il virus avrebbe girato largo: ragionavo sui paramenti della Sars. Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo come avrei potuto chiedere alla politica di fermare tutto e adottare misure restrittive. A maggio gridavo che stavamo togliendo le restrizioni troppo presto. Penso che abbiamo aperto in una finestra fortunata. Ci è andata di lusso, se la variante Delta fosse arrivata un pelo prima sarebbe stato un altro disastro». Leggi anche l’articolo —> Galli a “Controcorrente” sbotta: «Non dovevo venire…», Sallusti lo scuote