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Il risiko del Quirinale alle porte: come il centrodestra ha intenzione di giocarsi la partita

20/10/2021 13:24

Per quanto Salvini voglia negarlo, le elezioni amministrative sono state una vera e propria disfatta di Caporetto per il centrodestra. Soprattutto se si analizzano i ballottaggi: la coalizione non è riuscita a portare i suoi elettori alle urne, e ha subìto un forte astensionismo. Conscia di questo, è arrivato il momento di porsi delle domande sul futuro del gruppo formato da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Quali saranno le prossime mosse? E’ meglio continuare a puntare sul sovranismo o cercare una via più moderata? Tanto l’obiettivo pare essere uno: riuscire a far spostare Draghi al Quirinale e portare così il Paese a nuove elezioni. D’altronde, a livello nazionale godono ancora della maggioranza. Ma a quel punto, chi sarebbe meglio proporre come Premier, Meloni? Salvini? Tra i corridoi dei Palazzoni romani in realtà si mormora di un altro nome.

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Meloni Premier, il retroscena post elezioni del presidente della Repubblica

Giancarlo Giorgetti. L’attuale ministro dello sviluppo economico potrebbe essere il candidato del centrodestra alle prossime elezioni nazionali. Perché proprio lui? Intanto c’è da sottolineare una prima, semplice osservazione: sia Meloni che Salvini, in quanto Premier, farebbero fatica a comunicare con l’Europa. Non sono visti di buon occhio a Bruxelles, e in un momento nel quale l’Italia deve rimettere insieme i cocci di una crisi economica durata più di dieci anni e di una pandemia che gli ha dato il colpo di grazia, di certo non sarebbe la scelta più intelligente da fare. In ogni caso, per andare a elezioni anticipate è necessario che Mario Draghi venga eletto nuovo presidente della Repubblica. Il centrodestra non ha ancora ammesso pubblicamente che lo appoggerà, è chiaro però che non disegna l’ipotesi, visto che il cambio di ruolo favorirebbe di fatto un governo di centrodestra.

Nonostante il risultato delle elezioni amministrative, infatti, i sondaggi parlano chiaro. Fratelli d’Italia continua a essere in testa alla classifica dei partiti italiani, seguito da Lega e Partito Democratico che si scontrano più o meno attorno alle stesse percentuali. Nel complesso, comunque, il centrodestra dovrebbe avere la meglio. Ignazio La Russa ha già fatto trapelare qualcosa, della serie: “Se sostenere Draghi significherà andare a nuove elezioni, ci si può pensare”. Non lo ha detto in modo chiaro, ma non l’ha nemmeno escluso insomma. Salvini forse è già pronto a mettersi da parte in quanto possibile Premier, più difficile sarà convincere Meloni. E’ anche vero, però, che non metterci ufficialmente la faccia potrebbe garantire loro un futuro più lungo. E su questo i leader del centrodestra, sulle strategie, sono dei veri campioni.

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Berlusconi presidente repubblica draghi

Lo scoglio Forza Italia

In tutto questo scenario non bisogna dimenticarsi di Forza Italia: le elezioni amministrative hanno dato il colpo di grazia a una coalizione già piuttosto fragile. Per questo non si esclude che Forza Italia, in un futuro prossimo, possa essere addirittura tagliata fuori. Anche se difficilmente Silvio Berlusconi lo permetterà. D’altro canto il suo 6,7% di preferenze non sarebbe così importante durante una possibile tornata elettorale. O meglio: non è così fondamentale se riescono a mobilitare l’elettorato. Ovvero a fare l’opposto di quanto accaduto, per svariate motivazioni come una scelta errata dei candidati, durante le amministrative. Di sicuro, è bene che ora non si crogiolino sull’idea che la storia sia ciclica. Se si guarda al passato, infatti, si possono trovare alcune somiglianze con il 1993. In quell’anno la sinistra vinse nei Comuni, poi però l’arrivo di Berlusconi cambiò le carte in tavola. E anche oggi c’è un estraneo al comando, ed è Mario Draghi (anche se i due sono imparagonabili).

Allo stesso tempo bisogna che il centrodestra non si autoconvinca del fatto che la sinistra ha vinto solo perché al ballottaggio i suoi elettori sono più propensi a recarsi al voto. Il risultato è stato chiaro: la loro campagna non ha funzionato. La loro politica non ha convinto. Solamente per questo ha perso. Ora, se vuole rinascere dalle sue ceneri, deve cambiare prospettiva. Far vedere una presunta unità senza però dimostrarla, non paga più. Così come il sovranismo. Perciò questo è il momento per rimboccarsi le maniche, se davvero si vuole fare qualcosa di concreto: la partita del Quirinale sarà cruciale per definire le dinamiche politiche dei prossimi anni. E potrebbe concedere la vera svolta del centrodestra che, a oggi, di fatto conta i numeri più consistenti in Parlamento. Vincere le elezioni definirebbe un risultato storico, ma nonostante i sondaggi nulla è scontato. Questo dovranno ricordarselo. >> Tutte le notizie di UrbanPost