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Giallo Mattia Mingarelli, il parere di Roberta Bruzzone: «Troppi punti oscuri»

20/01/2020 20:55 - Aggiornamento 20/01/2020 21:06

Morte Mattia Mingarelli: è ancora irrisolto il giallo relativo al misterioso decesso del 30enne comasco di cui si erano perse le tracce il 7 dicembre 2018, e rinvenuto cadavere due settimane dopo a Chiesa in Valmalenco, vicino a Sondrio. La profonda ferita alla testa gli è stata provocata da qualcuno che lo ha aggredito oppure il giovane si è ferito accidentalmente? Questo il dubbio ad oggi insoluto.

Morte Mattia Mingarelli, omicidio o incidente?

Le indiscrezioni delle scorse settimane parlano di una possibile archiviazione del fascicolo di indagine, cui – qualora si rivelasse fondata – la famiglia Mingarelli si opporrebbe senza dubbio. “Vogliamo la verità sulla morte di Mattia – ha detto Elisa, sorella di Mattia, di recente intervistata a La vita in direttaSiamo convinti che non si sia trattato di un incidente, di una semplice caduta accidentale. E il fatto che in procura a Sondrio sia ancora aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio dimostra la fondatezza dei nostri dubbi. Il proprietario del rifugio che gli parlò e lo vide in vita per ultimo, sarebbe indagato; a rivelarlo è proprio la criminologa Bruzzone.

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Giallo Mattia Mingarelli, Roberta Bruzzone: «Troppi punti oscuri»

Roberta Bruzzone sulle pagine del settimanale Giallo ha analizzato la vicenda e fornito il suo parere professionale: «A mio avviso – ha scritto la nota criminologa nella sua rubrica settimanale – sono decisamente ancora un po’ troppi gli interrogativi senza una risposta coerente nel caso di Mattia». «Troppi punti oscuri», spiega la Bruzzone: «Sono in fase di completamento gli accertamenti disposti su alcune tracce ematiche trovate all’interno del rifugio in cui Mattia sarebbe stato visto per l’ultima volta. Il condizionale è d’obbligo, visto che proprio la persona che sostiene di averlo visto per l’ultima volta prima del tragico ritrovamento è stato iscritto nel registro degli indagati: si tratta proprio di Giorgio Del Zoppo, il responsabile del rifugio. Per fugare ogni residuale dubbio sul caso occorre innanzitutto stabilire se il corpo può essere stato trasportato nel luogo in cui è stato rinvenuto, visto che erano state effettuate ricerche senza esito nella zona anche prima del ritrovamento del corpo».

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