Addio a Carlos Ruiz Zafòn. Lo scrittore è morto a soli 55 anni a Los Angeles per un cancro al colon. L’autore de ‘L’ombra del vento’, caso letterario degli ultimi anni, uno dei romanzieri più letti al mondo, ha lottato strenuamente contro il tumore, ma non ce l’ha fatta. «Oggi è una giornata molto triste per l’intero team Planeta che lo conosceva e ha lavorato con lui per vent’anni, in cui è stata forgiata un’amicizia che trascende la professionalità», queste le parole dell’editore spagnolo che ha dato la drammatica notizia. Zafòn, originario di Barcellona, aveva pubblicato altri romanzi indimenticabili come “Il gioco dell’angelo” (2008), “Marina” (1999), “Il labirinto degli spiriti” (2016). Di seguito abbiamo pensato di raccogliere per voi alcune citazioni famose dello scrittore scomparso, vincitore tra i tanti dell’ambito Premio Barry. Le frasi più belle dell’autore catalano.
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Morto Carlos Ruiz Zafòn: le frasi più belle dello scrittore
- “Sai qual è il bello dei cuori infranti?” domandò la bibliotecaria. Scossi la testa. “Che possono rompersi davvero soltanto una volta. Il resto sono graffi”.
- “Nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, hai già la risposta.”
- “Dimmi di cosa ti vanti e ti dirò di cosa sei privo.”
- “Parlare è da stupidi, tacere è da codardi, ascoltare è da saggi.”
- “A volte è più facile confidarsi con un estraneo. Chissà perché? Forse perché un estraneo ci vede come siamo realmente, e non come vogliamo far credere di essere.”
- “Il mondo non verrà distrutto da una bomba atomica, come dicono i giornali, ma da una risata, da un eccesso di banalità che trasformerà la realtà in una barzelletta di pessimo gusto.”
L’incipit de ‘L’ombra del vento’, successo mondiale del 2002
Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano i primi giorni dell’estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Monica in una ghirlanda di rame liquido.
«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
«Neanche alla mamma?» domandai sottovoce.
Mio padre sospirò, offrendomi il sorriso dolente che lo seguiva sempre come un’ombra.
«Ma certo» rispose a capo chino. «Per lei non abbiamo segreti.».
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