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‘Ndrangheta in Emilia-Romagna: sequestro da 10 milioni all’imprenditore che riciclava per le cosche di Cutro

28/05/2020 16:18

‘Ndrangheta in Emilia-Romagna. La Dia di Bologna ha sequestrato beni, immobili e società, per un valore di oltre 10 milioni di euro, a F. F., 55enne di Cutro e domiciliato in provincia di Parma. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Bologna, presieduto da Giuseppe Caruso,su proposta del procuratore capo Giuseppe Amato e del pm Beatrice Ronchi della Dda. Il nome del 55enne cutrese, pregiudicato in altre vicende giudiziarie, è emerso nell’ambito della maxi inchiesta Aemilia, che nel 2015 ha scoperchiato il vaso di Pandora della ‘Ndrangheta in salsa padana.

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'Ndrangheta in Emilia-Romagna

‘Ndrangheta in Emilia-Romagna: sviluppi dell’indagine Aemilia

L’inchiesta Aemilia è un caposaldo nella lotta alla penetrazione delle mafie al nord e in Emilia-Romagna, regione fino ad allora (2015) considerata ai margini del fenomeno. La vicenda di F. F. è esemplare per comprendere gli interessi dei clan calabresi in Emilia-Romagna. L’uomo era formalmente era un anonimo imprenditore con interessi nel settore edilizio, come molti altri. Secondo i magistrati bolognesi, però, operava come collegamento tra l’organizzazione mafiosa e l’imprenditoria locale.

L’inchiesta ha appurato che l’uomo era entrato consapevolmente in rapporto con la ‘Ndrangheta per trarne vantaggio. In particolare, F. F. è risultato coinvolto nel cosiddetto ‘affare Sorbolo’. Si tratta di un’imponente operazione di lottizzazione immobiliare con la quale, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, veniva reimpiegato denaro della cosca Grande Aracri di Cutro.

'ndrangheta in emilia-romagna

L’imprenditore ideatore dell’affare immobiliare per conto della ‘Ndrangheta

Il 55enne è considerato l’ideatore dell’operazione immobiliare ed è risultato proprietario dei terreni. Questi, passando da agricoli a edificabili, avrebbero reso possibile l’operazione di re-investimento delle cosche cutrrei. L’uomo è stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale di Reggio Emilia e deve essere giudicato per reimpiego di capitali illeciti con l’aggravante mafiosa. In base agli accertamenti patrimoniali e finanziari svolti dalla Dia bolognese, sarebbe emersa una sproporzione tra i redditi dichiarati dal 55enne e i beni nella sua disponibilità.

Le operazioni, condotte con la collaborazione della Dia di Firenze e di Catanzaro nonché dei carabinieri di Parma, ha permesso di sottoporre a sequestro 23 immobili (tra fabbricati e terreni, in Emilia-Romagna, Lombardia e Calabria), 6 società di capitali, 6 autoveicoli oltre a diversi rapporti bancari per un valore di 10 milioni di euro. >> Le notizie sulla ‘Ndrangheta