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Numeri del Covid e stato d’emergenza un anno dopo: i conti non tornano, solo a noi?

26/06/2021 10:15

Paolo Spada, medico chirurgo dell’Humanitas di Milano che da inizio pandemia gestisce una preziosa analisi dei numeri ufficiali del Covid con il suo “Pillole di ottimismo”, oggi ci dice che in Italia l’incidenza di casi di contagio da coronavirus Sars-Cov-2 su base settimanale è di 11 ogni 100mila abitanti. Bassissima, ecco perché da lunedì 28 giugno tutta Italia sarà zona bianca. Il crollo dell’incidenza negli ultimi due mesi è evidente: basta guardare l’immagine che pubblichiamo qui di seguito. Ma questo non basta a zittire gli allarmisti. E nemmeno a far cadere quello che ormai è un vero proprio feticcio che ci accompagna da oltre un anno, lo stato d’emergenza. Perché?

stato d'emergenza

Su UrbanPost non facciamo dietrologie e non rilanciamo mai complottismi di sorta. Li lasciamo volentieri ai vari personaggi in cerca di popolarità su YouTube e sui social (ma per favore, non chiamateli giornalisti). C’è forse qualche dubbio sull’efficacia dei vaccini? Sarebbe legittimo, oltre che normale, visto che si tratta di prodotti nuovi. E noi, in Italia, siamo peraltro ben lontani dall’aver vaccinato con due dosi almeno la metà della popolazione (ad oggi, 26 giugno 2021, siamo al 29%).

Per il momento però, malgrado una comunicazione sciagurata e poco trasparente, la maggior parte degli italiani si vaccina volentieri. E questo accade nonostante il tanto paventato “obbligo” alla fine non sia stato introdotto. I contagi continuano a calare, così come i ricoveri, al minimo dallo scorso settembre. Eppure, gli allarmismi si leggono e soprattutto si notano nelle parole di ministri e sottosegretari competenti. A Roma, insomma, spingono per prolungare lo stato d’emergenza.

Fine dello stato d’emergenza: la prudenza degli scienziati, l’insidia della variante Delta

Non critichiamo la comunità scientifica, che giustamente fa il suo lavoro. E’ normale infatti che osservi con preoccupata attenzione l’impennata di contagi da variante Delta in Gran Bretagna. Il governo Johnson, primo in Europa ad accelerare sulla vaccinazione di massa, è altrettanto preoccupato. E’ evidente infatti (lo dicono i numeri) che il vaccino sui cui gli inglesi hanno puntato – l’autoctono e contestatissimo altrove Astrazeneca – non offra una completa copertura dai rischi di contagio da coronavirus variato.

E lo stesso si può dire della Russia, dove ieri si è registrato un picco elevatissimo di decessi, circa 600, la maggior parte imputabili alla diffusione della variante Delta. Anche qui, il vaccino Sputnik a suo tempo definito “promettente” dalla comunità scientifica e dalle caratteristiche simili ad Astrazeneca, sembra avere qualche problema con il virus variato.

Ma in Italia abbiamo puntato sul più costoso (ed efficace, sempre secondo i pochi dati disponibili) Pfizer Biontech. Quindi torniamo alla domanda: siamo davvero ancora in una situazione da giustificare lo stato d’emergenza? I numeri attuali dicono di no. Le previsioni in questa materia sono sempre difficili, ma tutto lascia intendere che no, non rischiamo una nuova emergenza. Intendiamo uno scenario come quello del tardo autunno del 2020, la ormai famigerata “seconda ondata”. Si parla però, lo ha fatto il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, di possibili nuove zone rosse in Italia per evitare la diffusione delle varianti, in questo momento la famigerata Delta.

stato d'emergenza quando finisce

La salute è un diritto garantito dalla Costituzione, ma lo sono anche la libertà di movimento e d’impresa

Lo Stato ha il dovere costituzionale di garantire la salute dei cittadini. Quindi, se necessario per tutelare la salute, lo stato d’emergenza non è solo una scelta giusta, ma un obbligo per le autorità sanitarie. Ma lo Stato ha anche l’obbligo di tutelare libertà e diritti dei cittadini: a partire da quello di circolazione, messo in discussione da lockdown e coprifuochi vari. E naturalmente quello d’impresa, messo a dura prova dalle chiusure imposte.

Per questo sorge spontanea una domanda: a chi serve davvero lo stato d’emergenza, adesso e nelle prossime settimane, se non siano in emergenza e nemmeno rischiamo di rientrarci a breve? Noi una risposta ce l’abbiamo ed è pessima, perché (siamo abbastanza vecchi per ricordarcelo) pensavamo che le politica italiana avesse toccato il suo punto più basso nel dopo Tangentopoli. Evidentemente, ci sbagliavamo.