Omicidio Samuele – Martedì 21 settembre 2021. “L’ho preso in braccio, mi sono sporto e l’ho lasciato cadere giù. Poi sono andato a mangiarmi una pizza”. È questo il racconto choc fatto agli inquirenti da Mariano Cannio, l’uomo di 38 anni, accusato dell’omicidio del piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni precipitato nel vuoto venerdì scorso a Napoli. Come riporta “TgCom24” si è trattata di una deposizione poco chiara, frammentata. Più che comprensibile, tenendo conto che il maggiordomo, come è conosciuto nel Rione, soffre di problemi psichici.
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Omicidio Samuele, Cannio: “L’ho lasciato cadere, poi sono andato a mangiare una pizza”
Mariano Cannio ha ricostruito in maniera confusa i fatti di venerdì scorso. Non è ancora chiaro cosa sia successo davvero al piccolo Samuele prima che cascasse giù dal balcone di casa sua: “Ad un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori… giunto all’esterno con il bambino tra le braccia mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo”. Il 38enne ha poi aggiunto: “Sono fuggito a casa e sono andato a mangiare una pizza nella Sanità”. Tutto questo mentre il bimbo di 4 anni giaceva senza vita sul marciapiede, tra la disperazione dei genitori e delle persone scese in strada.
«Ho avuto un capogiro», cosa ha detto poi agli inquirenti
La prima versione però ha lasciato poi il posto ad un’altra tutta da verificare: “Ho avuto un capogiro”, ha precisato Mariano Cannio alla presenza del suo difensore d’ufficio. Il malessere gli avrebbe fatto perdere il controllo della situazione: “Fuori al balcone, avendo sempre il piccolo in braccio, e appena uscito in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da sotto a questo punto lasciavo cadere il bambino di sotto”, ha raccontato in un secondo momento agli inquirenti. Non una pizza, avrebbe fatto altro: “Mi sono steso sul letto e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto, dopo sono sceso e sono andato a un bar in via Duomo ed ho preso un cappuccino e un cornetto, poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato”, ha detto il 38enne.
Omicidio Samuele a Napoli, convalidato per il maggiordomo il fermo: disposto per Mariano Cannio il carcere
Dichiarazioni contrastanti, divergenti. Il gip Valentina Gallo ha convalidato il fermo nei confronti di Cannio e disposto il carcere, riscontrando il pericolo di fuga. L’uomo, infatti, non è stato prelevato a casa, ma fuori. Gli agenti lo hanno trovato in un altro appartamento. Inizialmente l’uomo ha fatto finta di non esserci: per convincerlo ad aprire la porta i poliziotti hanno utilizzato l’espediente di una bolletta della luce. L’hanno passata sotto la porta e qualcuno (Cannio appunto) dall’altra parte l’ha afferrata, convinto che le forze dell’ordine fossero andate via. Leggi anche l’articolo —> Omicidio Samuele: chi è Mariano Cannio, l’uomo fermato dalla Polizia a Napoli