Mancano quindici giorni al voto e Italexit di Gianluigi Paragone, con un risultato impensabile anche fino a poco tempo fa, viene rilevata al 3% e più nei principali sondaggi elettorali. Il partito fondato dal giornalista e senatore del gruppo misto, si è accreditato in questi mesi come unica vera forza anti-sistema in uno scenario cristallizzato dal sostegno al governo Draghi di quasi tutti i partiti.
Ora Italexit, se i numeri rilevati dagli ultimi sondaggi dovessero confermarsi o persino consolidarsi come molti credono, potrebbe entrare in Parlamento con una pattuglia di dieci elementi tra deputati e senatori. Insomma, pronti a dare battaglia dal sistema anche da “dentro”. Tutto questo accade a pochi mesi dalla sua nascita effettiva come partito, come sanno i lettori UrbanPost avendo noi seguito fin dal principio l’attività di Paragone.
Gli ultimi sondaggi su Italexit
Vediamo dunque quali sono le intenzioni di voto per Italexit rilevate dagli ultimi sondaggi elettorali. E’ di ieri il sondaggio CISE-Luiss, diffuso da RaiNews24, che vede il partito fondato da Gianluigi Paragone addirittura al 3,8%, ben oltre la soglia di sbarramento. Secondo l’ultima rilevazione EMG, invece, Italexit sarebbe proprio alla fatidica quota del 3%.
Per SWG, che ha fatto una proiezione sulla nuova composizione del Parlamento con le intenzioni di voto ad oggi, 9 settembre 2022, ultimo giorno in cui è possibile diffondere i sondaggi, Italexit eleggerebbe sui rappresentanti sia alla Camera (ben 8) che al Senato (3).
Italexit, una crescita che non nasce dal caso
Non è un successo nato dal caso, ma da un lavoro costante, proseguito sotto traccia anche quando in molti erano scettici. Alcuni ritenevano che la costruzione di un contenitore politico con una visione così diversa della società rispetto al pensiero unico dominante fosse semplicemente impossibile. Invece, nonostante la cronica assenza di fondi e il comportamento spesso indisponente dei mass media – ormai sempre più allineati come bravi cagnolini del potere -, il partito di Paragone si è irrobustito velocemente.
E’ passato attraverso la difficile prova delle comunali milanesi, nelle quali il leader si è candidato a sindaco raccogliendo un lusinghiero 3% delle preferenze. Si è strutturato sul territorio. Ha saputo creare una robusta base di comunicazione, sfruttando al meglio le possibilità offerte dalla rete. Ed è cresciuto abbastanza da poter ambire, a meno di un anno dalla sua nascita, a entrare in Parlamento.
In un’aula che vedrà contrapposti due finti schieramenti che, di fatto, sono speculari in quanto filo-europeisti, favorevoli al green pass, alleati nell’ammucchiata di governo al servizio di Draghi. La Meloni da parte sua ha fatto un’opposizione di facciata, ma appena iniziata la campagna elettorale è corsa a legittimarsi dagli stessi poteri a cui fa capo Draghi. In una situazione simile, è assolutamente indispensabile che una forza del dissenso entri in Parlamento. Altrimenti nei prossimi cinque anni i partiti di regime potranno fare i loro comodi senza opposizione.
“E’ molto importante, quindi, che chiunque voglia opporsi al draghismo per questa tornata elettorale voti ItalExit”, dicono dal partito. “Non per mancare di rispetto alle altre forze anti-sistema, che godono della nostra stima ma non hanno alcuna possibilità di farcela a questo giro. Perciò non va disperso il voto, perché significherebbe lasciare campo libero ai soliti noti”.
In effetti, se ItalExit non dovesse farcela a superare la soglia di sbarramento, con ogni probabilità l’effetto negativo coinvolgerebbe anche gli altri movimenti del dissenso anti liberista e anti draghiano. Non avere una rappresentanza in Parlamento porterebbe con ogni probabilità a un indebolimento, o addirittura alla sparizione, di tutto il progetto anti sistema. Se entra ItalExit vincono tutti, se ItalExit resta fuori c’è il rischio che per tutti quelli che si oppongono al mainstream non ci sia alcun futuro.
Sondaggi: Fratelli d’Italia frena ma è sempre primo, Paragone sopra la soglia di sbarramento