Partita Iva, cos’è il concordato preventivo biennale 2024? –
Il concordato preventivo biennale per le Partite Iva, assieme alla riduzione delle aliquote Irpef, è la principale novità della riforma tributaria entrata in vigore dal 22 febbraio 2024 attraverso il Decreto legislativo numero 13/2024. Il concordato consente alle Partite Iva di sospendere il pagamento delle imposte per un periodo di 2 anni, al ricorrere di determinati requisiti e condizioni. Approfondiamo assieme la nuova norma. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il “Fisco amico”
Il concordato preventivo biennale, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, si basa su un accordo fisco-contribuente, in osservanza del principio del “Fisco amico” promosso dal governo, poi corretto in “Interlocutore equo” da Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate. In sostanza, sul modello di quanto avviene già negli Stati Uniti e in altri Paesi, l’idea è di semplificare i rapporti con il fisco. Il nuovo strumento è rivolto ai contribuenti di minori dimensioni e mira a semplificare gli adempimenti e a favorire, al contempo, l’adempimento spontaneo. Su base volontaria, possono aderire due milioni e mezzo di Partite Iva, contribuenti che si trovano già nel regime Isa, ovvero gli indici sintetici di affidabilità fiscale, una sorta di “pagella” delle Partite Iva. Il concordato preventivo biennale, come ha spiegato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, “sarà progressivo e non richiederà salti improvvisi che potrebbero scoraggiare la partecipazione”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cos’è il concordato fiscale?
Partita IVA, ecco cos’è il Concordato preventivo biennale 2024: entro il 15 giugno l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione di imprese, professionisti e autonomi con ricavi fino a 5,1 milioni di euro un software per inserire i dati, in base ai quali sarà formulata la proposta di concordato. L’imposta da saldare sarà verosimilmente più alta di quella pregressa. Il governo, infatti, non ha accettato l’invito del Parlamento a limitare lo scostamento entro una soglia del 10% rispetto all’ultima dichiarazione. Chi accetterà (il termine è il 15 ottobre) la proposta verserà lo stesso importo per 2 anni anche in presenza di un calo dei ricavi, salvo variazioni significative superiori al 30% in aumento o decremento. (Continua a leggere dopo la foto)
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Concordato fiscale, come funziona
L’articolo 15 della delega fiscale prevede l’introduzione, per i soggetti di minore dimensione, del concordato preventivo biennale. A tale scopo, il Fisco usa i dati a disposizione per formulare una proposta impositiva ad hoc, stimandone il reddito e una base imponibile da tassare. Vediamo ora, in base a quanto scrive Il Sole 24 Ore, come si mette in pratica il concordato fiscale.
• Sulla base dei dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate verranno concordate le imposte dovute nei due anni dal titolare di partita IVA, con possibilità di ulteriore rinnovo.
• Il reddito aggiuntivo incassato non sarà soggetto a tassazione e, in caso di minori introiti superiori al 50 per cento, il MEF potrà prevedere ipotesi straordinarie di revoca del piano concordato.
Chi può aderire, i requisiti
Il concordato preventivo biennale interessa oltre 4 milioni di contribuenti (2,4 milioni di soggetti Isa e 1,7 milioni di forfettari). Il regime forfettario è un particolare regime fiscale per le Partite IVA individuali in vigore dal 2016, che permette di fruire di alcune semplificazioni fiscali e contabili. Alla misura del concordato preventivo biennale potranno accedere anche coloro che hanno un voto nella pagella fiscale inferiore a 8. Sono 1,3 milioni di soggetti con un reddito medio di 23.500 euro circa. Ecco chi potrà aderire:
• verrà permesso a tutti i professionisti e alle imprese di accedervi;
• i contribuenti avranno la possibilità di accedere allo strumento – una volta che sia a regime – entro il 15 ottobre di ogni anno;
• l’Agenzia delle Entrate, nella proposta di concordato, dovrà sempre far riferimento dalla dichiarazione dei redditi dell’anno precedente. Ma non dovrà far riferimento al tetto prefissato del 10%. L’Agenzia avrà la possibilità di elaborare una proposta difforme rispetto alle risultanze della dichiarazione dei redditi: in questo caso la difformità dovrà essere giustificata. Ma, soprattutto, dovrà essere concessa al contribuente la possibilità di avviare un contraddittorio, prima che una proposta definitiva venga emanata.
Non consentono, invece, l’accesso a questo strumento:
• la mancata presentazione della dichiarazione dei redditi per almeno uno dei tre periodi d’imposta precedenti;
• la condanna per un qualsiasi reato connesso alle imposte sui redditi, sul valore aggiunto, falso in bilancio, riciclaggio o impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
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