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Pensioni statali il piano di Draghi e Brunetta che “mortifica” i dipendenti pubblici

10/03/2021 09:03 - Aggiornamento 10/03/2021 09:09

Pensioni statali. Su “Today” vengono rese note alcune proposte contenute nel piano del ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. Il governo Draghi sarebbe al lavoro per mandare prima in pensione i lavoratori statali. L’ipotesi è “un meccanismo volontario di incentivi all’esodo di persone vicine all’età pensionabile e con professionalità non adeguate a cogliere l’innovazione tecnologica o non più motivate a rimanere nel settore pubblico”. Uno scivolone: come a dire che il settore pubblico non è aggiornato, che sia inefficiente.

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Pensioni statali il piano di Draghi e Brunetta che “mortifica” i dipendenti pubblici

L’indiscrezione arriva da “Il Messaggero” che scrive, oggi, che il piano di Brunetta, da attuare anche con i fondi del PNRR e illustrato in audizione alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro in Senato, include il ritorno delle assunzioni con concorsi veloci. L’obiettivo quello di consentire un ricambio generazionale al fine di avere come “manovalanza” lavoratori al passo coi tempi. Ci sono 2800 posti per giovani nelle amministrazioni del Mezzogiorno previsti dalla legge di bilancio 2021. Poco digitalizzati quelli di oggi? L’attuale media dei dipendenti pubblici è superiore ai 50 anni e quasi il 17% del totale ha più di sessanta anni. “Le cessazioni delle fasce con maggiori anzianità contribuiscono ad elevare la quota di laureati che tuttavia non supera il 40%. È urgente ripensare i meccanismi di reclutamento delle persone sia sul piano procedurale ed organizzativo che della selezione delle professionalità migliori e più idonee per le esigenze dell’amministrazione”. Così si legge nella relazione pubblicata da “Today”. Intanto stamani nella sala Verde di Palazzo Chigi il premier Mario Draghi e i sindacati firmeranno il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. Il che significa più posti di lavoro e condizioni più vantaggiose per i dipendenti.

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Quota 100 “va in pensione”: le opzioni al vaglio del governo

Il 31 dicembre andrà in soffitta Quota 100 che permette di anticipare la pensione a 62 anni di età con 38 di contributi. Dal primo gennaio si torna alle regole di prima, dunque allo “scalone” di cinque anni di età: da 62 a 67 anni. In altre parole il pensionamento sarebbe accessibile a partire dai 67 anni. Tra le nuove opzioni ci sarebbe Quota 92, proposta dall’ex ministro Graziano Delrio, ex ministro ed esponente del Partito Democratico. Si tratterebbe di 30 anni di contributi e 62 d’età. Un modo Quota 92 per aiutare le donne e i lavoratori impegnati in lavori usuranti. Leggi anche l’articolo —> Pensioni, cosa succede a Quota 100 con il governo Draghi: rischio “scalone” nel 2022?