Esiste un piano segreto che il governo ha seguito durante la prima fase dell’emergenza covid? C’è chi sostiene di sì, e chi afferma assolutamente no. La battaglia legale a riguardo è ufficialmente partita, e il 22 dicembre di fronte alla III sezione quater del Tribunale amministrativo del Lazio si terrà l’udienza che contrappone il ministero della Salute e i due deputati di Fratelli d’Italia che pretendono maggiore chiarezza sul caso: Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato.
>> Leggi anche: Conte oggi firmerà il nuovo Dpcm: verso la zona rossa per 8 giorni non consecutivi
Piano segreto covid, i due deputati di FdI vogliono chiarezza
L’esistenza di un piano segreto anti covid era già stata smentita. Secondo alcuni politici, però, il documento è reale e bisogna fare maggiore chiarezza a riguardo. Nella memoria depositata dall’avvocatura ai giudici si ripercorrono i motivi che hanno spinto i due di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato a rivolgersi alla magistratura. La battaglia è iniziata lo scorso 4 agosto, quando i due onorevoli hanno presentato al ministero della Salute un’istanza di accesso civico generalizzato “avente ad oggetto l’ostentazione del Piano nazionale di emergenza per contrastare il Coronavirus“. Il tutto è nato dopo le parole del direttore della Programmazione del ministero Andrea Urbani, il quale ha dichiarato al Corriere della Sera che nella prima fase dell’emergenza non c’era nessun “vuoto decisionale”, perchè il governo e gli esperi “già dal 20 di gennaio” avevano “pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito”.
Per Bignami e Gemmato questo “non corrisponde al vero”
A riprova di quanto dichiarato, il ministero ha chiesto al Comitato tecnico scientifico lo studio di Merler, e l’ha depositato agli atti. Secondo gli onorevoli, però, quanto affermato dall’avvocatura “non corrisponde al vero“, e “confonde volutamente e artatamente i fatti”. Il documento che volevano visionare, infatti, non è l’analisi si Merler che, in sostanza, “non è un piano”, ma solamente “uno scenario predittivo”. I due documenti, il piano e lo studio, sono due cose diverse. “Ciò di cui i ricorrenti oggi chiedono l’ostensione è invece, riprendendo le parole del dott. Urbani, un ‘Piano nazionale di emergenza’ uscito dal Ministero della Salute che, come dice sempre Urbani, è stato ‘seguito'”, si legge nella memoria. Quindi un piano messo in atto “per diretta amministrazione da Urbani”.
Anche perchè lo studio di Merler “postula, come dice il titolo stesso, che il virus non sia contenuto localmente”. Il piano segreto anti covid, invece, postula “l’azione necessaria per contenere il virus”.
Inoltre, l’analisi di Merler è stata presentata al Cts il 12 febbraio. “Come può il ministero sostenere quindi che il documento di cui i ricorrenti chiedono l’ostensione sia l’analisi del ricercatore? Semplicemente è impossibile“, sottolinea l’avvocato Marzot. “Neppure si può sostenere che lo studio Merler fosse nella disponibilità del ministero prima che venisse illustrato al Cts, visto che proprio la difesa avversaria dice agli odierni ricorrenti che il ministero non ha lo Studio Merler e che avrebbero dovuto chiederlo al Cts”. Forse Urbani si è sbagliato, e invece che 20 gennaio voleva dire 20 febbraio quando ne ha parlato.
Rimane però che, secondo i ricorrenti, è strano che l’avvocatura possa dire che le sue parole “non costituiscano certa e attendibile informazione visto che quelle dichiarazioni non sono mai state smentite benché pubblicate sul principale quotidiano”. Questo anche perché “si afferma che il piano di cui Urbani svela l’esistenza al Corriere della Sera è “uscito dal Ministero”, e non dal Cts”.