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Pierfrancesco Favino e quel discorso sul talento che insegna a credere in sé stessi

13/09/2020 15:57

«Mi avete fatto la più bella sorpresa della mia vita», ha detto visibilmente emozionato Pierfrancesco Favino, mentre stringeva tra le mani la Coppa Volpi, che ha vinto alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia per la sua interpretazione nel film “Padrenostro” di Claudio Noce. «Come ha detto un regista, quando si gira un film è come se nascesse una stella e noi viviamo su quella stella per mesi e la sua luce si propaga nello spazio e sugli schermi. Dedico questo premio ai milioni di schermi che si accenderanno, alla luce che si propagherà, al brillare degli occhi nel buio», ha affermato l’attore, che in passato si è aggiudicato 3 David di Donatello e 5 Nastri d’argento.

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Pierfrancesco Favino

Pierfrancesco Favino e quel discorso sul talento che insegna a credere in sé stessi

Pierfrancesco Favino non è una rivelazione, il suo talento non è una scoperta per nessuno. Con gli anni il pubblico ha potuto ammirarne la smisurata bravura, vale a dire la capacità di interpretare ruoli complicati come il personaggio di Marco ne ‘L’ultimo bacio’ prima e in ‘Baciami ancora’ poi; figure realmente esistite quali Tommaso Buscetta ne ‘Il Traditore’ o Bettino Craxi in ‘Hammamet’; uomini dall’animo tormentato come il protagonista de ‘L’uomo che ama’. Ma ancheil potere di far ridere: Favino non è solo un attore drammatico e lo ha dimostrato in pellicole di successo come l’ultimo film di Giovanni Veronesi ‘Moschettieri del re – La penultima missione’ o al Festival di Sanremo 2018, dove ha affiancato Claudio Baglioni e Michelle Hunziker. Accanto al cinema tanta tv: come dimenticare la sua interpretazione di Gino Bartali nell’omonima fiction diretta da Alberto Negrin. E ancora “Pane e libertà”, “Il generale della Rovere”, “Marco Polo”. Una carriera lunga, un successo strameritato, frutto di tanti anni di gavetta. «Sono orgoglioso perché questo è uno dei premi più importanti al mondo, un punto di arrivo», ha detto Pierfrancesco Favino alla conferenza dei vincitori dopo la cerimonia di premiazione in Sala Grande di Venezia 77.

Pierfrancesco Favino

«Esistono i raccomandati nel mondo del cinema, ma durano poco. La raccomandazione non può arrivare dove arriva il talento»

Sacrifici, costanza e tanta passione. «Io ci ho messo un sacco di tempo a riuscire a fare questo mestiere con continuità. Ho fatto un sacco di altri mestieri per pagare l’affitto o per mangiare. Ma non l’ho mai fatto pensando che il mondo di me non riconoscesse la mia capacità», ha detto tempo fa in un’intervista Pierfrancesco Favino parlando delle difficoltà degli esordi. «Ho iniziato a fare questo lavoro sapendo che era complicato, ma l’ho fatto sempre con grande gioia. Ci sono stati momenti difficili in cui non capivo perché scegliessero altri e non me. Faccio l’attore dal 1992, i film che hanno iniziato a farmi vedere sono del 2005, del 2004. Negli anni precedenti ho fatto la gavetta, per fortuna. Ho sempre fatto l’attore con gioia. In questo mestiere poi c’è anche una grande componente di fortuna. La nostra professione va a ondate. In questo momento lavoro tanto, magari un momento non andrà così», ha raccontato l’attore. «Esistono i raccomandati nel mondo del cinema, ma durano poco. La raccomandazione non può arrivare dove arriva il talento», parole che toccano il cuore. Emozionano soprattutto oggi alla luce della Coppa Volpi vinta. Leggi l’articolo —> David Di Donatello 2020, trionfa Il traditore: Pierfrancesco Favino miglior attore protagonista