Pierfrancesco Favino, protagonista del nuovo film di Giovanni Veronesi, “Tutti per 1 – 1 per tutti”, sequel di “Moschettieri del Re – La penultima missione”. L’attore torna ad indossare cappa e spada assieme ai colleghi Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo. Una pellicola che ricorda per certi aspetti il capolavoro di Monicelli, ma che sembra presa pure dal librone dei fratelli Grimm: «Una favola lo è sicuramente, ancora più che nel primo film, perché la presenza dei bambini questa volta è molto importante. E sì, i nostri personaggi sono dei Brancaleone, smitizzati e non più eroici come un tempo, rivisitati da noi in tono da commedia», ha detto lui a “Tv Sorrisi e Canzoni”.
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Pierfrancesco Favino in “Tutti per 1-1 per tutti”: «Difficile girare fino in fondo quella scena…»
Nel corso dell’intervista Pierfrancesco Favino ha svelato alcuni retroscena sul film “Tutti per 1 – 1 per tutti”. A cominciare dall’esilarante modo di parlare di D’Artagnan: «È nato in treno! Con il regista Giovanni Veronesi all’inizio avevamo un’altra idea, ma mentre ero in viaggio e rileggevo il copione, ho ragionato sul fatto che D’Artagnan fosse un personaggio della cultura francese, un eroe fanciullo. Così nella lettura successiva ho fatto sentire a Giovanni questo strano modo di parlare e si è divertito tantissimo. Questo è uno dei personaggi a cui sono più legato perché in lui c’è qualcosa di me, l’aspetto giocoso e comico, il fatto che sia un po’ bambino. Mi diverto molto a interpretarlo», ha spiegato l’attore. Sul set si è divertito molto: «Capita di rado di avere un gruppo di attori così legati. Abbiamo condiviso tante cose, vissuto fisicamente negli stessi luoghi, spesso provavamo insieme il giorno prima di girare e abbiamo improvvisato tantissimo sul set». Favino è molto amico di Mastandrea e Papaleo: «Rocco è un uomo molto paziente, al contrario di Valerio che non sa stare fermo un attimo, quindi diventava la sua vittima sacrificale. Se c’era una pausa, Valerio vessava Rocco: approfittando del fatto che ci vede poco gli appendeva delle cose al mantello o gli metteva la spada nel costume. E poi facevamo cose da ragazzini stupidi come tirarci per i mantelli e rubarci la spada prima di entrare in scena. Oppure, delle piccole sfide tra me e Valerio: mentre aspettavamo di andare a girare, già vestiti da moschettieri, giocavamo a baseball con le pigne».
«Le favole? Ancora oggi mi piacciono. Raccontarle è il mio mestiere. Anche quando sono storie vere…»
La scena più esilarante? «Prima di partire per questa nuova missione, andiamo a rendere omaggio al quarto moschettiere che non è più tra noi. Su quella tomba avremmo dovuto intonare un canto malinconico, invece è venuta fuori un’altra cosa divertente, provata la sera prima. È stato difficile girare fino in fondo la scena: ridevano tutti. Ma non so se sia finita nel film», ha confidato Pierfrancesco Favino. Il film però vanta anche momenti toccanti: «Sono contento che il film vada in onda questo Natale perché ha tanti ingredienti che possono risollevarci lo spirito. Tra questi la tenerezza e un tema importante, che è quello di scegliere di fare ciò che si sente e non ciò che si deve. Questo genera emozione e commozione». Sul finale l‘attore ha confessato di avere un rapporto privilegiato con le favole: «Ancora oggi mi piacciono, raccontare favole è il mio mestiere. Anche quando sono storie vere». Leggi anche l’articolo —> Pierfrancesco Favino e quel discorso sul talento che insegna a credere in sé stessi