Il leader della Lega rilancia un nuovo tavolo sul Quirinale. Per la prima volta Salvini evoca un rimpasto di governo dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, anche se la speranza che il premier Mario Draghi possa restare a Palazzo Chigi rimane. Enrico Letta apre, ma rimane il veto sulla candidatura di Berlusconi perché i “negoziati” diventino qualcosa di concreto.
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Quirinale, Salvini evoca rimpasto con dentro i leader: Letta disposto, ma resta veto Berlusconi
“Penso che molti italiani, me compreso, avrebbero piacere che Draghi continuasse a svolgere il ruolo di presidente del Consiglio di garanzia, in Italia e in Europa, perché ci sono ancora tante cose da fare in questi mesi che ci accompagnano alla fine della legislatura”. Queste le parole del leader della Lega, Matteo Salvini, ospite di Porta a Porta. “La mia preoccupazione è che se togli il tassello più importante di questo governo non so come ne usciremo. Di tutto c’è bisogno fuorché di confusione in Italia in questo momento”. E ancora: “Una volta eletto il presidente della Repubblica bisognerà riflettere anche sulla natura del governo, bisognerebbe mettere in campo tutte le energie migliori possibili da parte di tutti i partiti. Sicuramente un governo debole” da qua “a marzo 2023 non fa un buon servizio agli italiani. I partiti una volta eletto il presidente della Repubblica dovranno riflettere sul fatto che non valga la pena metterci gli assi di briscola. Tutti, dal primo all’ultimo”.
Il timore del leader della Lega di sbagliare
L’impressione è che Salvini voglia essere decisivo in questo match del Colle e non desideri sbagliare. Sulla candidatura del leader azzurro il segretario del Carroccio ha detto: “Berlusconi ha fatto tre volte il presidente del Consiglio, è conosciuto a livello internazionale, nessuno da sinistra può mettere veti a priori, bisogna aspettare che lui dica cosa vuol fare, sciolga le riserve, ha tutto il titolo e il merito di proporsi e il centrodestra sarà unito e compatto”. Salvini ha aggiunto: “Io in queste settimane non faccio il Toto-Quirinale ma incontro riservatamente tante persone, perché vorrei offrire agli italiani una scelta veloce e rapida, con un centrodestra compatto, che dopo 30 anni ha la possibilità di fare una scelta culturalmente diversa, ma che unisca, e di alto profilo”. Mario Draghi, dal canto suo, ha scelto la via del silenzio.
Quirinale 2022, Salvini spinge: Draghi sceglie la via del silenzio
Tommaso Ciriaco scrive su «Repubblica» che il premier non ha rinunciato alle ambizioni quirinalizie, ma “sente il peso del progressivo sfaldamento dell’area di governo, bombardata in particolare dalla Lega. Ieri Salvini ha di fatto chiesto un rimpasto: segnale evidente che la trattativa si complica. Anche perché il premier non accetterà che siano i partiti a dettar condizioni. Lascerà invece che siano i leader a litigare sul dossier Colle e stabilire il futuro del ‘nonno al servizio delle istituzioni’. Anche, eventualmente, assumendosi la responsabilità di sprecare l’esperienza di questi mesi con un salto nel buio”. In sostanza Draghi è e resta preoccupato: una soluzione sul tema Colle è ancora lontana. Leggi anche l’articolo –> Draghi punta al Quirinale, altroché: il segnale inequivocabile in conferenza stampa