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Corsa al Quirinale, voci dal Transatlantico “condannano” Draghi: lo scenario ora possibile

26/01/2022 15:35 - Aggiornamento 26/01/2022 15:40

Elezioni Quirinale«Draghi? Dicono che nessuno lo vuol votare. Se nessuno lo vota è difficile che uno poi diventi presidente». Così Giancarlo Giorgetti, l’esponente politico di centrodestra più favorevole al passaggio al Colle dell’ex numero uno della Bce. Al «corridoio dei passi perduti», soprannome evocativo di quel luogo “magico” che è il Transatlantico, il clima è incandescente. Non c’è un sentire comune, le voci si rincorrono: un minuto prima sembra fatta per quello che è stato definito sin da subito il super favorito; il minuto dopo per Draghi non pare ci siano chance.

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Elezioni del Quirinale, voci dal Transatlantico “condannano” Draghi: lo scenario ora possibile

Colpito dalla velocità con cui la situazione sta cambiando e sempre più convinto di non avere più alcun margine di manovra, Mario Draghi avrebbe detto al suo entourage: «Non posso fare nulla, posso solo assistere». Come una Sfinge, ma soltanto all’apparenza insensibile. Siamo lontani dall’entusiasmo con cui aveva accolto i giornalisti in conferenza stampa lo scorso 22 dicembre, Draghi ora preferisce restare nell’ombra. Anche perché come recita un vecchio adagio: “C’è un tempo per pescare e un tempo per tirare le reti”. Ora è il momento dell’attesa, dell’inazione. Il suo curriculum di alto profilo e le imprese da civil servant portate a compimento nel corso della sua carriera lo spingono in alto, verso la più alta carica dello stato, quella di presidente della repubblica. Ad affossarlo invece la pandemia tornata a colpire duramente il Paese, come pure il Pnrr da mettere ancora in cassaforte. Come scrive Monica Guerzoni su «Il Corriere della Sera» “il premier ieri ha scelto un profilo più cauto, evitando di rendere noti telefonate e incontri. A mezzogiorno si è assentato per due ore, ma era solo andato a pranzo a casa. E se a Palazzo Chigi le luci sono rimaste accese fino a tardi è perché il presidente è stato al lavoro sui dossier, dai 468 morti di Covid alla crisi Ucraina-Russia”. Proprio perché come ha detto lui stesso al suo staff: «L’azione del governo non può fermarsi». Non la brama del singolo, ma l’interesse comune deve prevalere.

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“Non posso che assistere”, il premier attende

Il presidente del consiglio lunedì ha visto Matteo Salvini, ma il dialogo non si è mai interrotto. «Ci siamo risentiti con Draghi», ha confermato il segretario leghista, smentendo di aver contrattato «poltrone e ministeri». Secondo quanto riferisce la Guerzoni però “Salvini avrebbe chiesto un rimpasto corposo e la casella del Viminale e Draghi, concesso che ‘il nome del premier lo decidono i partiti’, ha illustrato una ricetta diversa. Un governo con lo stesso impianto e le stesse caselle e, per ogni forza politica, la libertà di cambiarsi i suoi ministri”. Rumors parlano anche della possibilità che i partiti possano trovare un accordo su Pier Ferdinando Casini. Altri insistono per l’ipotesi di un bis di Mattarella (che al terzo spoglio ha ricevuto diversi voti). Con l’ex presidente della Camera Draghi resterebbe in sella? “Se fosse eletto dalla stessa maggioranza che sostiene il suo governo, sarebbe difficile per Draghi abbandonare subito il campo. Ma se l’elezione di Casini o di un altro presidente spaccasse la coalizione di unità nazionale segnando la nascita di una ‘nuova stagione politica’, Draghi non vedrebbe altra via che rimettere il mandato”, conclude la Guerzoni. Leggi anche l’articolo —> Giorni faticosi per Draghi, ora anche l’«Economist» frena la sua corsa

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