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Raoul Casadei, un nome e una storia: a un mese dalla sua scomparsa il ricordo del figlio Mirko

13/04/2021 20:36 - Aggiornamento 13/04/2021 21:43

Ottimismo. Se si dovesse scegliere una parola con cui descrivere Raoul Casadei sicuramente sarebbe questa. Ottimismo. Raoul, per chiunque abbia mai messo piede in Romagna, non era semplicemente un cantante di liscio. Raoul era la Romagna. Era la famiglia, era la musica. Era il divertimento, il sentimento vero e puro di questa terra. Raoul era il babbo, lo zio, il nonno di tutti noi. Era un sorriso sempre pronto a rallegrare, una parola detta al momento giusto tra una tirata e l’altra della sua pipa. Raoul era le feste nel recinto Casadei. Era, è, e sarà sempre il simbolo di un popolo che ama riunirsi a tavola di fronte a un bicchiere di sangiovese, pronto ad aggiungere un posto in più per chiunque. Un popolo che, nel mondo, è riconosciuto per la sua ospitalità. Per e grazie anche a Raoul Casadei.

Raoul Casadei funerale

Raoul Casadei, suo figlio Mirko: “Era un uomo caparbio, ha sempre puntato al massimo”

A un mese dalla sua scomparsa, causata dal Covid, abbiamo deciso di ricordare Raoul Casadei tramite le parole di suo figlio Mirko. “L’ottimismo era il suo motto e il suo modo di vivere. Questo lo ha sempre contraddistinto: affrontava tutto con ottimismo, anche le cose negative. Lui trovava sempre un lato positivo”. Mirko Casadei ha iniziato proprio così a raccontarci suo babbo. “Era un uomo molto caparbio, ha sempre puntato al massimo. Quando voleva una cosa trovava il modo di realizzarla. Mi ricordo di una volta, un aneddoto di qualche anno fa. Aveva fatto una canzone nuova, dai ritmi sudamericani. A un certo punto disse: “Questa canzone la vorrei fare con uno importante. Sarebbe da fare con Tito Puente””. Per chi non lo conoscesse, Tito Puente è colui che, negli anni ’50, ha inventato la salsa. Insomma, il re della musica latina.

“Noi ci siamo messi tutti a ridere. Gli abbiamo proprio detto: “Sì, tu da Cesenatico, che fai del liscio, vuoi andare a cercare Tito Puente”. Per farla breve: dopo pochi giorni erano a New York a incidere con lui. Lì ha realizzato un sogno. Ma era così: quando credeva e puntava a una cosa, riusciva a convincere anche gli altri della bontà delle sue idee. E la maggior parte delle volte riusciva a realizzarla. Questa è sempre stata la sua forza: avere un obiettivo, crederci fino in fondo tanto da contagiare anche chi era intorno a lui”.

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Raoul Casadei funerale

Raoul Casadei, un pioniere della musica italiana

Era una forza della natura, Raoul Casadei. E tutti i suoi ultimi compleanni, festeggiati nel recinto Casadei dove viveva con la sua grande famiglia, ne sono una piccola dimostrazione. “Raoul viene sempre collegato al liscio, a questo mondo, alle balere, agli anziani. In realtà negli anni ’70 aveva un pubblico molto giovane, perché grazie alle sue canzoni era riuscito a fondere dei testi più pop con la musica folk e il ballo”, portando letteralmente un vento di innovazione nel settore. “Penso a Ciao mare, a Simpatia”, due canzoni che ai tempi erano delle vere e proprie novità. “Tanto è vero che in quegli anni ha presenziato al Festivalbar, a Sanremo, Disco per l’estate, tutti i festival musicali dove c’erano i big del momento.”

Raoul Casadei è stato un pioniere della musica italiana. “Quello che ci lascia oggi sono proprio le sue canzoni, che sono forti, che tuttora hanno un ritorno anche da parte dei romagnoli. Canzoni come Romagna mia, Romagna e sangiovese, Romagna capitale si cantano allo stadio. Sono musiche di appartenenza, canzoni che secondo me sono la sua grande eredità. Fanno si che Raoul non morirà mai, ma continuerà a vivere attraverso le sue canzoni che, a distanza di anche 50 anni, sono ancora qui. E fanno parte della musica popolare”.

Mirko Casadei: “Trasmetteva serenità, era genuino”

In qualche modo Raoul Casadei era riuscito a entrare a far parte di tutte le famiglie romagnole, e non solo. “Questo è uno dei messaggi più ricorrenti che mi è arrivato. Oltre all’abbraccio di tanti media, artisti nazionali come Vasco Rossi, Jovanotti, Laura Pausini, tante persone mi hanno detto proprio questo. Anche i giovani: evidentemente la musica di Raoul ha attraversato le generazioni, grazie ai ricordi dei nonni, dei genitori. Molti mi hanno scritto questa cosa qui: era un po’ come se fosse mio babbo. O per i più giovani un nonno. Era una persona che ti dava fiducia, ti sentivi sicuro con lui. Questo riusciva a farlo non solo con noi, ma anche con gli altri: ti trasmetteva serenità, genuinità, non negava mai un abbraccio. Era proprio così”.

Ora il testimone è nelle mani di Mirko che, in realtà, già da molti anni porta avanti l’Orchestra Casadei. In programma, per celebrarlo quando sarà possibile, ci sono già parecchie idee nel cassetto. “Insieme alla Regione Emilia Romagna vorremmo fare un grande festival che si chiama Bala mondo, un festival che già facevamo e che quest’anno sarà totalmente dedicato a Raoul. Ci saranno ospiti e artisti internazionali, e lo omaggeremo attraverso le sue canzoni. Sempre all’interno di questo Festival verrà istituito un premio musicale per gli under 35, proprio per dare il giusto spessore a Raoul e aiutare le nuove generazioni a buttarsi nella musica folk, trasferendo la sua impronta”.

“Infine, il 15 agosto, che sarebbe stato il suo compleanno, c’è l’idea di fare una grande festa, come lui avrebbe voluto. Magari ancora non si potrà ballare, ma si potrà cantare, stare tutti insieme. Una bella festa in Romagna, magari con ospiti per celebrare Raoul, sempre attraverso le sue canzoni. Credo che sia il modo migliore per ricordarlo”.

Personalmente, ho avuto più di una occasione per incontrare Raoul, e una cosa voglio aggiungerla. Raoul era davvero un uomo che trasmetteva allegria anche con un solo sorriso. Mi ricordo di lui nel grande recinto Casadei, dove viveva con la moglie Pina, con i suoi figli Mirko, Mirna, Carolina e le rispettive famiglie. Con la nipote Asia, che più di sette anni fa lo ha fatto diventare bisnonno con la nascita di Noa, e un anno fa con la nascita di Adele. Ricordo il carisma di Raoul al battesimo della piccola Noa, mentre intratteneva tutti gli invitati. Raoul Casadei non ha solo cantato la Romagna, ma ne ha scritto la storia. Sfido chiunque sia passato da questa terra a dire di non aver mai sentito, almeno una volta, un gruppo di giovani o di anziani cantare Romagna mia, abbracciati.

Per questo, in realtà, Raoul Casadei vivrà per sempre. Anche se fisicamente non è più qui.