«Il concetto alla base del reddito di cittadinanza io lo condivido appieno». Dacché il premier Mario Draghi se ne è uscito con quest’esternazione, replicando alla domanda di un giornalista, non si fa altro che parlare del provvedimento introdotto nel 2019. Allora venne fortemente voluto dal M5s, ma lo votò anche la Lega di Salvini, che oggi si dice d’accordo con Matteo Renzi, ritenendo che a settembre la misura andrebbe rivista. Ma in che modo? Su “La Stampa” Ilario Lombardo ragiona sulle possibili soluzioni, facendo però anche una considerazione piuttosto intelligente: “Ma se alla fine la battaglia per cambiare, migliorare o abolire il reddito di cittadinanza si riducesse a una questione di nome?”. L’impressione a sentire i vari partiti sembra un po’ questa. C’è poi il precedente della Riforma della Giustizia ad avvalorare questo presentimento.
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Reddito di cittadinanza, il governo al lavoro per cambiarlo: le ipotesi sulla scrivania di Draghi
In un articolo dal titolo “Il nuovo Reddito, l’ipotesi di dividere sussidio e lavoro” Lombardo spiega infatti che l’idea di contrastare la povertà, che è fondamento del sussidio, è condivisa dalla maggioranza. Quel che non convince il governo è il discorso lavoro: “Il fallimento sulle politiche attiva è conclamato ed è la ragione della cattiva fama della riforma. L’ipotesi più realistica, che già circola all’interno del governo , è di separare le due parti che compongono il Reddito”, scrive il giornalista su “La Stampa”. Per questo l’esecutivo potrebbe modificare i requisiti di accesso per beneficiare del RdC, massificando i controlli, al fine di evitare che il sussidio vada in tasca a chi non ne ha realmente bisogno. Il premier, come dicevamo, è apparso «favorevolissimo» alla misura, ma è dell’avviso che tale mezzo non abbia inciso troppo sull’occupazione. L’ex ministro del Lavoro Catalfo ha citato l’ultimo rapporto dell’Inps per mettere a tacere i più scettici: «Tra Rdc, di cui durante la pandemia hanno beneficiato 3,7 milioni di persone e il Reddito di emergenza, che ha coinvolto 1,1 milioni di individui, abbiamo aiutato quasi 5 milioni di cittadini in povertà».
Conte: «Il Rds non si discute, al massimo si migliora»
Intanto il ministro del Lavoro Orlando ha istituito un Comitato per la valutazione del reddito presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno. Dalle prime indiscrezioni arrivate a “La Stampa”, “appare ormai definitivamente segnato il destino dei navigatori, naufragati assieme alla guida dell’italoamericano Mimmo Parisi all’antal, a sua volta personaggio simbolo della riforma targata Luigi Di Maio, quando vestiva i panni del ministro del Lavoro”. Orlando è convinto che la via da intraprendere per uscire sia quella di potenziare i controlli sui centri per l’impegno, gestiti dalle Regioni, e finanche commissariare quelle che non funzionano. A questo punto il M5s dovrebbe dormire sonni tranquilli, invece no. Conte è intervenuto a gamba tesa, dicendo: «Il Reddito di cittadinanza non si discute, al massimo si migliora», ha affermato, interpellato da “La Stampa”.
Ma la verità è che anche in seno ai grillini non c’è un’unica “direttiva”: Di Maio, ad esempio, ritiene che si potrebbe “girare direttamente alle aziende i fondi per la formazione che le Regioni non hanno saputo spendere”. Altri parlano della creazione di un app ad hoc in cui pubblicare di volta in volta le varie offerte di lavoro. I fedelissimi all’ex premier premono perché il provvedimento rimanga così com’è. Ed è davvero difficile che ciò accada. Leggi anche l’articolo —> Berlusconi: «Draghi? Sono stato il primo a volere questo governo», in che rapporti sono oggi