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Riforma delle pensioni, le ipotesi sul tavolo di Draghi: lo scenario per il 2023

14/05/2022 13:13

Riforma pensioni 2023 – Lo scoppio della guerra in Ucraina, l’inflazione dilagante e la carenza di materie prime hanno scompaginato le priorità del governo Draghi. I sindacati però ora tornano in pressing e chiedono all’esecutivo di riprendere il confronto sulle pensioni. Un dialogo che si era bruscamente interrotto lo scorso febbraio a causa dell’invasione di Putin. Ma ora è necessario riprendere il discorso, lo impongono le scadenze: la nuova legge di bilancio dovrà essere definita subito dopo l’estate, a settembre 2022. Resta da capire cosa sarà necessario fare allo scadere di Quota 102: il rischio serio è che si torni ai 67 anni della Legge Fornero.

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Riforma delle pensioni, le ipotesi sul tavolo di Draghi

I sindacati insistono per trovare nuove strade per il pensionamento anticipato, il governo Draghi invece, ha più volte specificato di voler individuare forme di flessibilità in uscita dal mondo del lavoro che però rientrino all’interno del sistema contributivo. Daniele Franco, nell’introduzione al Def, ha dichiarato che la riforma pensionistica dovrà avvenire «nel pieno rispetto dell’equilibrio dei conti pubblici, della sostenibilità del debito e dell’impianto contributivo del sistema». Quota 102 (la possibilità di uscita con almeno 64 anni d’età e 38 di contributi) scadrà il 31 dicembre. “Cgil, Cisl e Uil puntano sul silenzio-assenso per la destinazione del Tfr alla previdenza complementare”, riferisce «Today». Il compromesso tra governo e sindacati potrebbe essere la pensione in due tempi, misura che prevede una prima quota calcolata con il sistema contributivo e una seconda con il retributivo, da corrispondere in un momento successivo. “Con questo metodo l’assegno pieno, ossia quello composto dalla quota retributiva e quota contributiva, arriverebbe solo al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Sotto la lente anche Quota 41 e l’uscita dal lavoro con 64 anni d’età e con almeno 20 anni di contributi,  anche se i sindacati vorrebbero l’estensione della flessibilità a partire dai 62 anni di età”, chiarisce sempre «Today».

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Lo scenario per il 2023: cosa può succedere

“Va conquistato un sistema previdenziale più solidale, sostenibile ed inclusivo. Non si può restare sulle impalcature fino a 67 anni”, ha ripetuto nei giorni scorsi il leader della Cisl, Luigi Sbarra. Tra le priorità indicate dai sindacati c’è il rilancio della previdenza complementare con l’intento di renderla più appetibile ai lavoratori, ma anche agli studenti. In tal senso sarebbero arrivati dei chiari segnali di disponibilità dal governo, pronto a portare a compimento una riforma in tal senso. La Uil propone un patto intergenerazionale tra anziani e giovani. “Il nostro è il secondo Paese più vecchio al mondo. Questo allungamento della vita ci impone di pensare a nuovi modelli vita e di lavoro. Ad esempio, invece di far fare i lavori socialmente utili ai giovani (cosa che ha creato solo tanto precariato), questi lavori si potrebbero far fare agli anziani che lo desiderano, in modo che possano anche integrare le basse pensioni. I giovani potrebbero assistere le persone anziane e aiutarli a comprendere le nuove tecnologie. Questo aiuterebbe gli anziani e creerebbe buoni posti di lavoro per i giovani”, ha dichiarato il segretario generale UilP Carmelo Barbagallo. Leggi anche l’articolo —> Riforma delle pensioni, le ipotesi sul tavolo: come si sta pensando di ridurre l’assegno

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