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Robin Williams, a sei anni dalla morte “Robin’s Wish” racconta i suoi ultimi giorni

11/08/2020 09:53

Solo sei anni fa ci lasciava uno dei più grandi attori dell’intero pianeta, Robin Williams. L’11 agosto 2014 l’attore si spense a Paradise Cay, California, impiccandosi con una cintura nella sua casa di San Francisco. Dopo anni di teorie, l’autopsia ha confermato che l’attore soffriva già da tempo di una complicata malattia neurodegenerativa, la demenza a corpi di Lewy. Una patologia devastante che aumenta ansia, insicurezza e scatena delusioni. Nel documentario in uscita il 1 settembre 2020, la moglie racconta: «Sul set Robin mi disse “Non mi riconosco più, non so cosa mia sta succedendo”».

Robin Williams documentario

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Robin Williams documentario, la moglie: «Ha visto se stesso disintegrarsi»

Per omaggiare il poliedrico attore, il documentario che racconterà la sua battaglia contro la malattia, sarà disponibile dal 1 settembre 2020 in VOD grazie alla Vertical Entertainment. Il lungometraggio si chiama “Robin’s Wish” e sarà diretto da da Tylor Norwood. Nel trailer ci sono numerose immagini di backstage, lo stesso Williams dice in una intervista: «Il cervello umano è una straordinaria ghiandola di tre chili e mezzo. Nel momento in cui pensi di capirlo, viene fuori con qualcos’altro». “Robin’s Wish” racconta la storia vera degli ultimi giorni del comico. I registi del documentario dicono di lui: «Attraverso un’avvincente lente giornalistica, questa incredibile storia getta una luce completamente nuova sulla tragedia, la bellezza e il potere che si nascondono dietro la mente di uno dei più grandi intrattenitori di tutti i temp».

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Robin Williams documentario: «Era uno dei casi peggiori che i medici avessero mai visto»

La vedova Williams, Susan Schneider Williams, nel documentario ha spiegato: «Durante l’ultimo anno di vita, Robin si è confrontato con ansia, paranoia, insonnia, realtà alterata. Con i medici abbiamo visto un’implacabile susseguirsi di sintomi, ma con pochi miglioramenti. Solo dopo la morte di Robin, in autopsia, è stata rivelata la fonte del suo terrore. Era uno dei casi peggiori che i medici avessero mai visto». Infine ha aggiunto: «Una malattia cerebrale di cui non avevo mai sentito parlare, mi sono messa a studiare per capirla. Ho capito che quello che io e Robin avevamo passato aveva finalmente un senso. Ciò che ho scoperto è stato più grande di me, e più grande di Robin».

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