Sara Pedri scomparsa: il primario del reparto in cui la giovane ginecologa lavorava rompe il silenzio. Sotto accusa da parte della famiglia Pedri, che punta il dito contro la struttura ospedaliera ipotizzando il mobbing quale causa della scomparsa di Sara, Saverio Tateo si è espresso tramite i suoi avvocati. “Il dottore non ha nulla a che fare con la tragica vicenda. Lui vittima di diffamazione, lo tuteleremo”, fanno sapere i legali.
L’ex primario di Sara Pedri rompe il silenzio: vittima di una “campagna mediatica diffamatoria”
Da settimane un’inchiesta della magistratura ed anche una indagine interna alla struttura ospedaliera, hanno puntato la lente di ingrandimento sul reparto di ginecologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento dopo la scomparsa di Sara Pedri. Il primario del reparto momentaneamente trasferito, ha deciso di dire la sua attraverso una nota stampa dei suoi legali. Per difendersi dalle illazioni che a suo dire sono state sollevate nei suoi confronti, e che sfiorerebbero la diffamazione.
Gli avvocati Vincenzo Ferrante e Salvatore Scuto definiscono il loro assistito “vittima di campagna di diffamazione”. “Continuano ad apparire dichiarazioni e interviste che anticipano conclusioni ancora tutte da verificare – aggiungono – Il dottor Tateo non è mai stato contestato, né dall’autorità inquirente né dal datore di lavoro. Il nostro assistente è vittima di diffamazione. Valuteremo ogni azione giudiziaria per tutelarne la reputazione”.
Gli avvocati del dottor Tateo sono infatti convinti della totale mancanza di correlazione tra la “tragica scomparsa della dottoressa Pedri e il ruolo rivestito dal dottor Tateo in qualità di Direttore dell’unità di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale di Trento”. (Continua a leggere dopo la foto)
Circa il periodo di ferie chiesto dal primario in seguito al trasferimento in altra struttura, i suoi legali puntualizzano che “La scelta è stata presa nell’intento di non interferire con le attività di indagine e accertamento compiute dall’autorità giudiziaria e dalla direzione generale dell’ospedale. Tateo però ha prontamente fornito tutti gli elementi in suo possesso al fine di chiarire quanto fosse eventualmente accaduto sul luogo di lavoro”.
Il presunto clima di terrore in reparto: i drammatici appunti di Sara Pedri
Tateo si sente quindi vittima di una “campagna mediatica diffamatoria”. I suoi difensori parlano dii “una rappresentazione falsa, unilaterale e spesso demonizzante della persona coinvolta”. Ciò che finora è trapelato, relativamente al presunto clima di terrore venutosi a creare nel reparto di Ginecologia in cui Sara Pedri lavorava, riguarda proprio il modus operandi del primario nei confronti dei dipendenti della struttura. Negli appunti rinvenuti in casa della dottoressa Pedri, infatti, vi sarebbero le evidenze di uno stato di sua prostrazione psicofisica maturato proprio nell’ambiente lavorativo e sul quale la magistratura da settimane sta cercando di vederci chiaro.
Sara Pedri non ce la faceva più, non sopportava quel clima. Prima di sparire nel nulla lo scorso 4 marzo, si è licenziata. Gli elementi finora emersi a carico di Tateo, a detta dei suoi legali sarebbero solo “illazioni, menzogne e strumentalizzazioni”.
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Il medico durante queste settimane di indagini avrebbe volutamente evitato ogni esposizione mediatica. Una decisione finalizzata a “non interferire con le attività di indagine e accertamento compiute sia dall’autorità giudiziaria sia dalla direzione generale dell’ospedale”. “Egli, però, ha prontamente fornito ogni elemento in suo possesso all’autorità giudiziaria”.
Non solo, avrebbe anche “prestato la massima collaborazione nei confronti della direzione dell’ospedale, al fine di fare chiarezza su quanto fosse eventualmente accaduto sul luogo di lavoro durante i pochi mesi in cui la dottoressa Pedri ha operato, in prova, presso il reparto da lui diretto”. “Elementi che convergono tutti verso la radicale esclusione di qualsiasi nesso di causalità tra la scomparsa della dottoressa Pedri e l’attività e la funzione da egli svolta in qualità di direttore dell’unità operativa”. (Fonte Il Resto del Carlino)
Altre ginecologhe del reparto pronte a denunciare “condotte vessatorie” in reparto
L’indagine della Procura intanto va avanti senza sosta. Oltre al caso segnalato alle autorità competenti dalla famiglia Pedri, infatti, vi sarebbero altre 7 ginecologhe in servizio all’ospedale Santa Chiara di Cles intente a chiedere di essere sentite dai magistrati. Di queste, tre hanno conosciuto molto bene Sara Pedri e vorrebbero aggiungere nuovi elementi a supporto della ipotesi di mobbing subito in reparto, attualmente al vaglio degli inquirenti. “Parliamo di demansionamenti e altre condotte vessatorie riconducibili al mobbing”, ha detto al riguardo l’avvocato Andrea Manca, che con il collega Andrea De Bertolini, rappresenta legalmente le succitate dottoresse. Potrebbe interessarti anche —> Sara Pedri ginecologa scomparsa, schiaffi sulle mani e umiliazioni in reparto: nuove testimonianze