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‘NoDeliveryDay’, 26 marzo sciopero dei rider: “Siamo pedine nella mani di un algoritmo”

25/03/2021 15:20 - Aggiornamento 25/03/2021 15:44

Annunciato per il 26 marzo 2021 lo sciopero dei riders, i fattorini solitamente in biciletta o in motorino che consegnano gli ordini per le note piattaforme online di food delivery. “Venerdì non ordinate cibo online”, chiede la rete nazionale RiderXiDiritti.

sciopero rider

Lo sciopero dei rider

“Il 26 marzo i ruoli saranno invertiti, i rider di tutta Italia si fermeranno in attesa che stavolta tocchi a loro ricevere qualcosa: un contratto vero e proprio, con tutele reali, concrete garanzie, equità e rispetto del loro lavoro. In altre parole, un contratto collettivo nazionale – ha scritto la Uiltucs sul suo sito internet -. Ci troviamo in una situazione paradossale, eppure diffusa nel mondo del lavoro contemporaneo, sempre più simile ad una giungla. Siamo pedine nelle mani di un algoritmo, eppure siamo considerati lavoratori autonomi; siamo inseriti in un’organizzazione del lavoro senza alcun potere, eppure non siamo considerati lavoratori dipendenti”. “Il finto lavoro autonomo – spiega ancora il sindacato – è solamente un espediente: consente a multinazionali feroci di non rispettare i contratti e di non riconoscerci tutele quali ferie, malattia, tredicesima, quattordicesima, tfr, salari certi in base ai minimi tabellari e non variabili in base al ricatto del cottimo”.

Firmato un accordo tra sindacati e aziende

Mentre continua la lotta per i diritti dei circa 30mila lavoratori nel settore del food delivery, sindacati e aziende del delivery hanno firmale mercoledì un accordo per eliminare lo sfruttamento. Cgil, Cisl, Uil e Assodelivery hanno sottoscritto, davanti al ministro del Lavoro, il protocollo quadro sperimentale per la legalità, contro il caporalato, l’intermediazione illecita e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery.

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rider just eat

Sulle orme della Spagna

“Non ci sono dubbi – ha commentato Mario Grasso, di UILTUCS -. Per noi il contratto collettivo di lavoro di riferimento non può che essere quello dei pubblici esercizi e della ristorazione”. La Spagna è stato il primo Paese europeo, proprio a marzo 2021, a legiferare per rendere i riders dipendenti salariati con i corrispondenti diritti. “Un lavoratore che percorre le nostre strade con un’app non è un imprenditore”, ha detto la ministra del Lavoro spagnola Díaz. D’ora in poi, ha aggiunto, “migliaia di lavoratori saranno dipendenti, avranno i contributi pagati e avranno diritto a tutte le tutele sociali che non hanno oggi”. >> Tutte le news di UrbanPost