Test sierologici e tamponi, cosa fare se si è positivi? È del 29 aprile la pubblicazione di uno studio, apparso sulla prestigiosa rivista ‘Nature Medicine’, che conferma lo sviluppo delle immunoglobuline in tutti i pazienti che si sono ammalati di Coronavirus. Sulla scia di quest’indagine diventa decisivo oggi il ricorso a test sierologici appunto che consenta di individuare la presenza di anticorpi al virus SARS CoV-2. Al di là delle campagne di screening condotte dal sistema pubblico per questo molte Regioni hanno dato ai cittadini la possibilità di sottoporsi a test sierologici a pagamento in laboratori privati. Ad esempio, in Lombardia, è consentito somministrali ad una decina di centri accreditati, che già esaminano i tamponi per enti pubblici e privati. La richiesta per i test, che devono recare il marchio CE, può avvenire via internet o telefonica. I costi variano: si va da 25 a 100 euro.
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Test sierologici Covid-19, cosa fare se si è positivi?
Sottoporsi al test sierologico è consentito a tutti. Se l’esito è negativo vuol dire che al momento delle analisi il paziente non ha sviluppato anticorpi al Coronavirus. Questi test infatti rintracciano sia gli anticorpi IgM (che segnalano un’infezione recente) sia IgG (ossia un’infezione passata). Il risultato negativo non esclude la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce o asintomatica, come pure il rischio di contagiare gli altri. Spendiamo qualche parola ora sull’efficacia di tali test sierologici: quanto c’è da fidarsi? Sono attendibili? Ci affidiamo alle parole del professor Massimiliano Marco Corsi Romanelli, Direttore dell’Unità Operativa Complessa SMEL-1 di Patologia Clinica all’IRCCS Policlinico San Donato.
Quanto sono efficaci? Le parole dell’esperto
«Sui test qualitativi, i cosiddetti test a cassetta non siamo in grado di definire i livelli di affidabilità e accuratezza, perché hanno grandi limitazioni in base al cut-off che viene definito, ovvero la soglia che stabilisce il limite di separazione tra positività e negatività al test. I test quantitativi, che hanno un elevato grado di affidabilità e accuratezza, utilizzano sistemi di rilevazione con chemiluminescenza (CLIA) oppure sistemi immunoenzimatici (ELISA)», ha spiegato il dottor Corsi Romanelli. E ancora: «A oggi sono diversi i test sierologici quantitativi che hanno ottenuto l’EUA (Emergency use authorization) dalla Food and Drug Administration americana e possono essere utilizzati in tutto il mondo».
Test sierologici Covid-19, se si è positivi a chi rivolgersi?
Se i test sierologici risultano positivi cosa bisogna fare? A chi rivolgersi? Se l’esito è positivo vuol dire che il paziente ha sviluppato anticorpi perché in precedenza ha «incontrato» il virus. Come riporta ‘Il Corriere della sera’ in questo caso è necessaria una controprova con un test con metodica CLIA o ELISA su prelievo ematico. Difatti non è detto che il paziente positivo al sierologico sia ancora contagioso e che sia quindi pericoloso per chi gli sta attorno. leggi anche l’articolo —> Test sierologici Coronavirus, primi risultati: letalità italiana più bassa di quello che sembra?