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Sciopero dei braccianti: «Noi invisibili. I nostri diritti dimenticati», cassette vuote al mercato

21/05/2020 10:24 - Aggiornamento 21/05/2020 10:33

«Noi siamo gli invisibili sul fronte dei diritti. Ebbene, oggi lo saremo anche nelle campagne. Vogliamo una regolarizzazione che ora non c’è», a dirlo è Aboubakar Soumahoro, attivista e sindacalista dei lavoratori agricoli dell’Usb, che sul suo profilo Facebook aveva annunciato lo sciopero di oggi, giovedì 21 maggio 2020. «Noi braccianti, delusi dalle misure del decreto. (…) Non vanno regolarizzate le braccia, ma gli esseri umani». I lavoratori agricoli incrociano le braccia, andranno a protestare in piazza contro il provvedimento contenuto nel Decreto rilancio. Contestualmente i lavoratori irregolari chiedono ai consumatori di non acquistare frutta e verdura.

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sciopero braccianti

Sciopero dei braccianti: «Noi invisibili. I nostri diritti dimenticati», cassette vuote al mercato

I braccianti partiranno da Torretta Antonacci (San Severo). Dopo aver attraversato le campagne arriveranno fino alla prefettura di Foggia. Qui una delegazione di lavoratori consegnerà quella frutta e verdura che sarebbe rimasta a marcire nei campi se non fosse stato per loro. Frutta e verdura che aveva portato ad una regolarizzazione voluta dalla Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. Un provvedimento che, seppur salutato con entusiasmo proprio perché visto come un primo passo in avanti contro lo sfruttamento, ha deluso le persone coinvolte. A lanciare la mobilitazione è stato il sindacalista Usb Aboubakar Soumahoro con un video postato sulla sua pagina Facebook diventato virale in poco tempo. «Il decreto Rilancio contiene un provvedimento di regolarizzazione delle braccia e non della salute delle persone», ha tuonato l’attivista.

«Il Decreto Rilancio non consentirà a noi braccianti, né a tante altre categorie di invisibili e precari, il diritto alla dignità»

«Dal momento che frutta e verdura vengono giudicati più importanti di noi, sarà nostra cura recapitare alle prefetture italiane cesti di prodotti della terra, quella terra sulla quale ci spacchiamo la schiena ogni giorno per pochi spiccioli, con orari massacranti, senza diritti, né dignità», si legge sul sito dell’Usb. «Facciamo comodo quando c’è da raccogliere pomodori e zucchine per la Grande Distribuzione Organizzata destinate alle tavole (non soltanto italiane). Ma diamo decisamente fastidio quando chiediamo diritti (a prescindere dalla provenienza) come un salario dignitoso, la possibilità di iscriverci all’anagrafe per avere diritto a un medico di base, un’abitazione dignitosa e una vita umana. Il Decreto Rilancio non consentirà a noi braccianti, né a tante altre categorie di invisibili e precari, il diritto alla dignità».

Sciopero dei braccianti, le Sardine solidali: «Nessuno avrebbe dovuto essere escluso dalla regolarizzazione»

Per l’Usb il decreto Rilancio ha dato luogo «con uno strettissimo spiraglio irto di sbarramenti e condizionalità, alla regolarizzazione per mera utilità di mercato anziché garantire il diritto alla vita». Per le Sardine «nessuno avrebbe dovuto essere escluso da una regolarizzazione che era necessario estendere a tutti per tutelare la salute, la sicurezza, i diritti dei 600mila migranti, che vivono e lavorano in condizione di irregolarità nel nostro Paese». Una cifra che, dicono, salirà «fino a quasi 800mila persone man mano che i decreti sicurezza continueranno a produrre i loro effetti (come la cancellazione della protezione umanitaria)». Difatti anche le Sardine aderiscono allo sciopero dei lavoratori agricoli. In più chiedono a tutti di non acquistare frutta e verdura nei supermercati per la giornata odierna. E le cassette ai mercati a Milano, come in altre città, sono vuote. Già nei giorni scorsi sindacati ed esperti avevano espresso perplessità su alcuni punti del Decreto Rilancio, come la mancanza di incentivi per i datori di lavoro. Senza contare i tempi burocratici troppo lunghi rispetto alla raccolta di frutta e verdura, che è urgente. leggi anche l’articolo —> Salvini contro Bellanova: «Piange per i migranti e non per gli italiani»