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Toto-nomi Quirinale, “chi muove davvero i fili”: il dopo Mattarella | Retroscena

23/09/2021 12:09 - Aggiornamento 23/09/2021 16:43

Toto-nomi Quirinale, chi prenderà il posto di Sergio Mattarella? L’attuale Presidente della Repubblica ha fatto capire di non essere disponibile ad altri sette anni come rappresentante della più alta carica dello Stato. «Tra otto mesi il mio mandato termina. Io sono vecchio e tra qualche mese potrò riposarmi», ha detto a maggio. Chi altri può dare garanzie al Paese? A lungo si è fatto il nome di Mario Draghi, ma non è il solo. È una partita tutta aperta: su “Libero” viene rilanciato un “bollente” retroscena de “Il Foglio”. Non si tratterebbe di un volto nuovo. “Paolo Gentiloni al Quirinale? Perché l’incubo può diventare realtà: ecco chi muove i fili per ‘il prossimo presidente'”, il titolo dell’articolo uscito sul quotidiano diretto da Sallusti. 

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Toto-nomi Quirinale, “chi muove davvero i fili”: il dopo Mattarella

Quali caratteristiche deve avere il presidente della Repubblica? Almeno tre requisiti, come ricorda “Libero”: non deve essere “divisivo”, ossia troppo schierato, in modo da poter rappresentare e pescare voti a destra come a sinistra; non deve provocare la fine anticipata della legislatura (ed è questo “il fattore che più ostacola l’ascesa al Colle di Mario Draghi”); infine deve avere un brillante curriculum ed essere stimato all’estero, con al seguito “un forte profumo di europeismo e di atlantismo”, si legge nel quotidiano. A domanda diretta sulla possibilità di essere nominato Capo dello Stato, in verità, il premier Draghi, nel corso di una conferenza stampa, ha risposto alquanto seccato: «Trovo un po’ offensivo pensare al Quirinale come un’altra possibilità, anche nei confronti del presidente della Repubblica», ha detto l’ex numero della Bce. Allora, Draghi, replicando ad una giornalista, aveva asserito di vedere così il suo esecutivo: «Non vedo la fine, vedo ancora una coalizione con le sue divergenze come ho detto il primo giorno in Parlamento. Ci sono esperienze diverse in maggioranza come nel governo. Il governo va molto d’accordo e il Parlamento ha fatto un lavoro straordinario e continua a farlo. Non vedo nessun disastro all’orizzonte e non mi preoccupo per il mio futuro». Nessuna intenzione di lasciare quanto ha cominciato a Palazzo Chigi.

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Romano Prodi: «Alla salita del Quirinale preferisco quella dello Stelvio»

Ma non c’è solo Draghi. In queste settimane è salta fuori il nome di Romano Prodi, l’ex premier che ci ha portati nell’Euro, che ha da poco dato alle stampe l’autobiografia “Strana vita, la mia” (pp. 226, € 17,50), scritto con Marco Ascione. Il professore di Scandiano ha fatto capire nel corso di un’intervista al Castello di Santena, in provincia di Torino, dove si era recato per ricevere il Premio Cavour 2021, di non essere però interessato al Colle. Se qualcuno avesse il coraggio di fare il suo nome, lui replicherebbe in questo modo: «Ad ottantadue anni non posso certo sentirmi salvatore della patria. Non ho l’età, insomma. E poi voglio dirlo una volta per tutte. Sono rimasto un uomo di parte. Forse per questo motivo mi è piaciuto fare il capo del governo, e alla salita del Quirinale preferisco quella dello Stelvio. Finché è possibile». Ma le ospitate per il libro e le recenti dichiarazioni su Berlusconi e il Processo Ruby Ter farebbero intendere altro. In altre parole, non fanno cadere del tutto la sua candidatura. 

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Spunta il nome di Gentiloni: decisivo il supporto di Renzi

Si starebbe affacciando all’orizzonte in queste ore un’altra possibilità. «Il Foglio» parla di un nuovo possibile candidato, portato avanti da Letta: Paolo Gentiloni. “Le qualità dell’uomo non sono eccelse, ma soddisfa molti di quei requisiti: curriculum europeista, assai vicino agli americani, apprezzato in Vaticano, un passato da ministro degli Esteri e presidente del Consiglio e un presente da commissario europeo, incarico che ha ottenuto anche grazie all’appoggio di Silvio Berlusconi. Scontata l’opposizione di Lega e Fdi, resta da capire se Renzi lo sosterrà o meno”, scrive “Libero” che rilancia l’indiscrezione. Un parlamentare avrebbe già fatto i conti: «La maggioranza “Ursula” senza Italia viva», ossia ridotta a Pd, Leu, M5S e Forza Italia, «sarebbe sul filo dei voti dalla quarta votazione in poi», cioè quando sarà abbastanza la maggioranza semplice dei presenti per eleggere il prossimo presidente della repubblica. «E io proprio non ce li vedo Forza Italia e i Cinque Stelle che non perdono neanche un voto a causa dei franchi tiratori», ha aggiunto il deputato democratico. In sostanza sarebbe necessario il supporto del partito di Matteo Renzi. Ancora una volta sarà lui ad essere decisivo.

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Toto nomi Quirinale, Renzi: «Più tardi se ne parla meglio è perché spesso chi entra Papa esce cardinale»

Ospite al programma “In Onda” qualche tempo fa il leader di Italia Viva si era mantenuto vago sul tema: «Questo è il tempo delle sorprese in politica. È possibile andare a votare un anno prima. In Italia abbiamo un miracolo, abbiamo di nuovo credibilità internazionale, abbiamo fatto una cosa di cui nessuno ci riconosce il merito: abbiamo tolto Conte e messo Draghi. Se Draghi va al Colle, hai per sette anni un signor presidente della Repubblica che prosegue il mandato ottimo di Mattarella. Se Draghi resta a Palazzo Chigi, abbiamo un premier molto autorevole in Europa nel 2022 che è un anno decisivo», aveva spiegato Renzi. E ancora: «Il 2022 è quello in cui si danno le carte in Europa perché cambiano le regole sul patto di stabilità. Quello che preferisco, lo dirò a febbraio anche perché ci vuole rispetto per Mattarella e poi per Draghi che sta facendo un ottimo lavoro. A febbraio ne discuteremo in Parlamento. Troppo tardi? Si inizia a pensarci ora, ma più tardi se ne parla meglio è perché spesso chi entra Papa esce cardinale». Leggi anche l’articolo —> Processo Ruby, Prodi (a sorpresa) difende Berlusconi: la verità sulla corsa al Colle