Giovedì Santo del 1475, omicidio di San Simonino. Fino al 1965, la Chiesa ha celebrato il culto di San Simonino da Trento, un bambino morto in circostanze misteriose nel 1475. Dopo secoli di culto di San Simonino come martire per la Chiesa Cattolica, negli anni ’60 alcuni studiosi ricostruirono i fatti, smascherando quella che si rivelò una longeva fake news antisemita, privando San Simonino da Trento della sua aura di santità.
Giovedì Santo: l’infanticidio di Simonino
La sera del 23 marzo 1475, Giovedì Santo, un conciapelli trentino di nome Andrea cercò inutilmente sui figlio Simone, di neanche tre anni. Denunciata la scomparsa, si sparse la voce che erano stati gli ebrei a rapire Simone. L’antica diffidenza verso gli ebrei si sommava a un ritrovato sentimento di odio a causa delle predicazioni contro l’usura condotta dai frati francescani. La piccola comunità ebraica di Trento (in tutto una trentina di persone) venne presa di mira, le loro case vennero perquisite, invano. La sera di domenica 26 marzo Samuele da Norimberga, esponente più in vista del piccolo gruppo israelita, avvisò le autorità che il corpo del bambino era stato ritrovato non lontano dalla sua abitazione. Il podestà decise di far incarcerare subito otto ebrei (altri dieci il giorno successivo) per l’omicidio del Giovedì Santo. Pian piano il culto del bimbo ritrovato morto a Pasqua alimentò la tesi del martirio.
L’accanimento contro la comunità ebraica
La sciagura che si abbatté sulla comunità ebraica di Trento derivava dall’antica diceria secondo cui gli ebrei ogni anno a Pasqua immolavano un bambino cristiano. Prima circoncidendolo per renderlo più simile a Gesù e poi crocifiggendolo come era stato crocifisso Gesù; impastando poi il suo sangue nei pani azzimi della Pasqua, e conservando parte dello stesso sangue, essiccato in polvere anche per scopi medicinali.
La precisione con cui il rito viene immaginato e descritto dagli architetti della storia è oltremodo impressionante. Gli accusati in un primo momento sostennero la propria innocenza. Ma dato che “non volevano dire la verità”, furono sottoposti a tortura. Per circa un mese le torture proseguirono, poi alcuni membri della comunità ebraica cedettero (“Che devo dire?”, mormorò sfinito Vitale, che fu tra gli ultimi a cedere, il 13 aprile). La Chiesa, in quel periodo relativamente restia ad assecondare episodi di “caccia alle streghe”, cercò di ostacolare il processo contro gli ebrei. Il principe vescovo di Trento Johannes Hinderbach, convinto sostenitore della colpevolezza degli accusati, deprecò gli ostacoli frapposti da “falsi cristiani”.
Gli attriti con la Chiesa
Nel giugno dello stesso anno, dopo il rogo di numerosi ebrei, il vescovo di Trento inviò a papa Sisto IV una relazione sugli avvenimenti e chiese la canonizzazione del ‘Simonino’. Il papa inviò il frate domenicano Battista de Giudici a valutare la situazione. Questi giunse a Trento all’inizio di settembre. Il frate concluse che le accuse alla comunità ebraica erano inverosimili e che le confessioni erano state estorte con la tortura. Sisto IV scrisse conseguentemente a tutti i principi d’Italia proibendo di predicare la santità del Simonino e di chiamarlo ‘beato’.
Il culto di San Simonino
Dopo un periodo di dissidi con la Chiesa di Roma, nel 1588 (in piena Controriforma) papa Sisto V autorizza la venerazione di San Simonino martire. A Trento vengono costruite in suo onore due cappelle, una nel luogo del rapimento e l’altra in quello dell’uccisione. Il culto a Trento fu molto sentito fino alla metà del 1900, quando si fecero sempre più incalzanti le pressioni per una revisione storica dei fatti. Per volere di Gemma Volli, impegnata nello studio delle vicende storiche delle comunità ebraiche in Italia, la storia di San Simonino, che aveva tutto l’aspetto di una congiura antisemita, venne riesaminata. Il culto fu ufficialmente abrogato il 28 novembre 1965, giorno della promulgazione del decreto del Concilio Vaticano II “Nostra Aetate” sui rapporti con l’ebraismo e le religioni non cristiane. L’ultima processione ufficiale a Trento si svolse nel 1955.
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Giovanni Gasparro e il “Martirio di San Simonino”
La storia di Simonino tornò a far parlare nel 2020, quando Giovanni Gasparro, pittore italiano nato a Bari nel 1983, dipinse e pubblicò su Facebook un quadro dal titolo “Martirio di San Simonino da Trento, per omicidio rituale ebraico”. Nonostante gli studi su Simonino abbiamo fatto luce sulla vicenda (si è tenuta anche una mostra di recente sulla propaganda del caso di Simonino da Trento), il triste episodio testimonia che il mito antisemita è ancora in circolo. >> Tutte le notizie di cultura