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Putin riconosce l’indipendenza del Donbass, brusca accelerazione: gli scenari ora possibili

22/02/2022 08:56 - Aggiornamento 22/02/2022 09:02

Crisi Ucraina Russia, Putin ha deciso di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste ucraine di Lugansk e Donetsk. La firma al Cremlino, in diretta tv. «L’Ucraina è serva dei padroni occidentali, se avrà armi di distruzione di massa il mondo cambierà drammaticamente. Kiev deve fermare immediatamente le operazioni militari», ha dichiarato il presidente russo. Immediata la replica del presidente ucraino Zelensky: «Non abbiamo paura di Mosca, di niente e di nessuno. Ci aspettiamo il chiaro sostegno da parte dei nostri alleati». Lo zar ha ordinato l’invio di truppe nella regione «per assicurare la pace». «È una violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale ucraina e degli Accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione», ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Per la Nato, la Russia «inscena il pretesto per una nuova invasione». Alle 3 si riunirà il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

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Ucraina Russia, Putin riconosce l’indipendenza del Donbass: gli scenari ora possibili

Prima il riconoscimento dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, poi l’invio dei primi blindati russi a Donetsk. Brusca accelerazione di Putin, che lancia così una sfida non soltanto all’America, ma a tutto l’Occidente. Gli statunitensi, ha sottolineato Putin nel suo discorso alla Nazione, «dicono che non dobbiamo preoccuparci per l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e che ci vorrà tempo perché questo accada. Ma cosa cambia per noi? Assolutamente nulla. Gli Stati Uniti non hanno escluso l’allargamento, se rispetterà determinate condizioni. Quindi arriverà il momento dell’adesione e allora la Nato non sarà più un’alleanza difensiva. Siamo noi l’obiettivo dei missili della Nato». Cosa accadrà adesso? La Russia si accontenterà dell’annessione delle due repubbliche o si spingerà oltre? Non è da escludere che Putin voglia prendersi di più: a cominciare dal porto di Mariupol, di grande importanza strategica. Lo zar potrebbe però anche attaccare il porto di Odessa. Nella peggiore delle ipotesi Putin potrebbe anche occupare Kiev.

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Quale sarà la reazione dell’Occidente?

Resterà a guardare l’Occidente? Inverosimile. Il presidente Joe Biden ha assicurato che gli Stati Uniti «garantiranno l’integrità territoriale dell’Ucraina». Il capo della Casa Bianca, assieme a Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, ha poi affermato che il riconoscimento delle regioni separatiste dell’Ucraina orientale «non resterà senza risposta». In verità gli americani sono consapevoli che i russi controllano il Donbass dal 2014: si attendono dunque ulteriori sviluppi a cui saranno direttamente commisurate eventuali sanzioni. E l’Italia? Draghi l’aveva detto senza troppi giri di parole in conferenza stampa venerdì: «Non abbiamo il nucleare come la Francia né il carbone come la Germania. Abbiamo il gas, quindi siamo i più esposti». Difatti il 40% del gas utile al Paese lo importiamo dalla Russia. Da qui la decisione del premier italiano di recarsi a Mosca per provare a dialogare con Putin. La decisione delle autorità russe di riconoscere le repubbliche separatiste secondo il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è «da condannare in quanto contraria agli Accordi di Minsk e costituisce un grave ostacolo nella ricerca di una soluzione diplomatica. L’Italia continua a sostenere l’integrità e la piena sovranità dell’Ucraina nei suoi confini internazionalmente riconosciuti. Il governo italiano è pronto a riferire alla Camera sulla crisi ucraina». L’ex leader pentastellato invita i partner europei e atlantici ad essere compatti, ad «agire uniti». Leggi anche l’articolo —> Russia Ucraina, quali sono i motivi della crisi e la posizione degli Usa

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