Vaccino ai clochard, viviamo in Paese che troppo spesso si dimentica degli “ultimi”. “Chi vive in strada non è contemplato nel piano vaccinale, parliamo di oltre 60mila persone che non hanno diritto neanche al medico di base, il rischio di focolai è altissimo”. Ad affermarlo, ai microfoni di Radio Cusano Campus, è Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di strada onlus. (continua a leggere dopo la foto)
Vaccino ai clochard: “Almeno 60mila le persone che vivono per strada e non hanno diritto neanche al medico di base”
Sulle vaccinazioni ai clochard, Antonio Mumolo è molto chiaro nel descrivere la situazione attuale in Italia. “Le persone senza dimora possiamo dividerli in due categorie: coloro che hanno trovato posto in un dormitorio e coloro che invece vivono in strada”, ha affermato ai microfoni di Radio Cusano Campus. “Il piano vaccinale nazionale ha tenuto in considerazione solo coloro che vivono in struttura e li ha equiparati ai detenuti e a coloro che vivono in strutture protette. Dopo anziani e fragili ci sono anche loro. Mentre tutte le persone che vivono in strada non sono contemplate nel piano e non c’è un’idea di come fare a vaccinare queste persone”.
“Dagli ultimi rilevamenti fatti da Istat e da associazioni di volontariato 4 anni fa, sappiamo che in strada ci sono almeno 60mila persone”, dice Mumolo. “Pensiamo che oggi ce ne siano molti di più. Queste persone oggi sono senza tutela del SSN, hanno diritto solo a prestazioni di pronto soccorso non avendo una residenza, non c’è una normativa che gli consenta di ottenere un medico di base. Se io non curo una persona che ha il covid, quella persona può far nascere un focolaio di covid, quindi diamogli un medico di base, senza un medico di base è difficile organizzare un piano di vaccinazione per queste persone”.
“I senza fissa dimora sono conosciuti dalle associazioni di volontariato, possiamo trovarli. Invece all’inizio della pandemia sono stati persino multati…”
I senza fissa dimora sono conosciuti dalle associazioni di volontariato e dai servizi sociali, quindi c’è la possibilità di trovarli. “All’inizio della pandemia – ricorda Mumolo – c’è stata una cosa paradossale, i senza fissa dimora sono stati multati perché non rispettavano le ordinanze relative al lockdown. Addirittura all’inizio la violazione dell’ordinanza relativa al lockdown costituiva reato. Quindi abbiamo dovuto impugnare queste multe e abbiamo vinto tutte le cause”.
“Abbiamo scritto alle istituzioni per dire: anziché fargli le multe, dategli un tetto e soprattutto un medico, altrimenti si creano focolai di infezione come è successo in tanti dormitori”, incalza il presidente di Avvocato di strada. “Le persone che vivono in strada sono difficilmente controllabili, se si sentono male possono andare solo in pronto soccorso. Ma in tempo di covid non si può andare in pronto soccorso, bisogna andare prima dal medico di base che loro non hanno. Intanto però si potrebbe almeno stabilire un piano per vaccinare queste persone, organizzato da governo, enti locali e servizi sociali”.
E a proposito dei blocchi di cemento contro i senzatetto sotto i portici, come accaduto a Torino, Mumolo dice: “Queste sono le ordinanze che servono a combattere i poveri, non la povertà. Abbiamo impugnato ordinanze di questo tipo in tutta Italia, valutiamo di impugnarle anche a Torino, bisogna vedere se è un’iniziativa di cittadini in accordo col Comune o meno”.