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Vaccino Covid, Crisanti: «Io il primo non lo farei. Senza dati a disposizione…»

20/11/2020 08:40 - Aggiornamento 20/11/2020 08:42

«Normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo, senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio. Perché vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia. Ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie». Così il virologo Andrea Crisanti, ospite nello studio di Focus Live, il festival della divulgazione scientifica di “Focus”, al Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, che si tiene dal 19 al 22 novembre. È la voce fuori dal coro in questi giorni in cui Conte e i suoi hanno manifestato grande entusiasmo per il vaccino, che consentirebbe di uscire dalla stretta morsa del Covid.

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vaccino covid Andrea Crisanti

Vaccino Covid Crisanti: «Io il primo non lo farei. Senza dati a disposizione…»

«Io sono favorevolissimo ai vaccini, ma questi di cui si parla sono stati sviluppati saltando la normale sequenza Fase 1, Fase 2 e Fase 3. Questo è successo perché hanno avuto fondi statali e quindi si sono potuti permettere di fare insieme le tre fasi perché i rischi erano a carico di chi aveva dato i quattrini. Ma facendo le tre fasi in parallelo, uno si porta appresso tutti i problemi delle varie fasi. Quindi è vero che si arriva prima, ma poi c’è tutto un processo di revisione che non è facile da fare. In questo momento non abbiamo una vera arma a disposizione», ha dichiarato Crisanti. E ancora: «Dobbiamo creare un sistema di sorveglianza nazionale che superi le differenze regionali, per equiparare le differenze tra le varie regioni: prendiamo la Calabria, una regione lasciata a sé stessa che chiaramente non può uscire da sola da questa emergenza».

vaccino covid Crisanti

«Se io fossi il presidente del Consiglio? Ecco cosa farei…»

Per risolvere il problema Covid, Crisanti proporrebbe senza alcun indugio un potenziamento del sistema di tracciamento locale: «Se io fossi presidente del consiglio? Creerei una rete di laboratori in Italia capaci di fare centinaia di migliaia di test. Creerei una struttura informatica di big data integrata con l’app Immuni. Cambierei la governance di Immuni e cercherei di farla più trasparente in modo che le persone siano più coinvolte. Creerei una rete capillare per portare i tamponi là dove effettivamente servono e cambierei rapporti tra Regioni e Governo per quanto riguarda la governance della sanità pubblica: al posto delle aziende ospedaliere governate dalle Regioni (che allo stesso tempo controllano e governano), romperei questo rapporto», ha concluso il virologo. Leggi anche l’articolo —> Vaccino Covid in Italia, chi lo riceverà per primo? Pronta la bozza del piano del Ministero