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Una macchina per l’autodiagnosi del tumore al seno: l’invenzione della giovane ricercatrice

04/12/2020 16:17

Tumore al seno: il futuro della diagnosi è “The blue box”, un kit che rileva la presenza della malattia da casa. La giovane ricercatrice Judit Girò Benet, 24enne spagnola, ha vinto a metà novembre un prestigioso premio per la biomedica, il James Dyson Award. La sua “Blue box” non sarà ancora pronta per la vendita ai consumatori per un po’, ma Girò Benet spera che possa dare vita a una “comunità di donne padrone della propria salute”.

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tumore al seno

La diagnosi di tumore al seno alla madre della ricercatrice

Quando la ricercatrice spagnola Judit Girò Benet scoprì la diagnosi di cancro al seno di sua madre, scoprì quanta incidenza ha questa malattia in Spagna. E realizzò la necessità di un test più accessibile per la malattia. Secondo l’Airc, “il tumore al seno colpisce 1 donna su 8 nell’arco della vita. È il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 29 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne. È la prima causa di mortalità per tumore nelle donne, con un tasso di mortalità del 17 per cento di tutti i decessi per causa oncologica del sesso femminile”.

La sua scoperta si fonda sulla sensibilità dei cani alle cellule tumorali, provata scientificamente. Così Judit ha pensato che, se un cane poteva annusare infallibilmente un tumore, avrebbe potuto farlo anche l’intelligenza artificiale. Dopo un lungo processo di ricerca, Benet e il suo team ha identificato i sensori in grado di segnalare determinati composti biochimici nell’urina. Il primo prototipo che Benet ha creato è costato 35 euro. Ora, con il premio James Dyson, dal valore di 40.000 euro, Benet e il suo team potranno brevettare e divulgare l’invenzione alla ricerca di investitori.

Il futuro della diagnosi del tumore al seno

Il dispositivo inventato dalla ricercatrice ventiquattrenne analizza un campione di urina e invia direttamente i risultati del test. I risultati sono determinati da un algoritmo basato su intelligenza artificiale, il quale risponde velocemente a specifiche proprietà presenti nell’urina. Il kit è collegato a un’app, che può mettere l’utente in contatto con un medico nel caso di test positivo. Nei prossimi anni, la ricerca di Benet e del suo team continuerà a sviluppare prototipi all’Università della California Irvine. Il dispositivo è lontano dall’essere commercializzato, poiché necessita di test rigorosi e approvazioni della FDA e della EMA. “La Blue Box”, ha detto Benet, “ha il potenziale di rendere lo screening del cancro una parte della nostra vita quotidiana. Può cambiare il modo in cui la società lotta contro il cancro al seno, per garantire a più donne una diagnosi precoce” >> Tutte le news 

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