“Be’, anche Bassetti con la coerenza se l’è cavata. Pure se non siamo d’accordo, abbiamo entrambi ragione. Entrambi partiamo dall’assunto che la malattia ora è concentrata sugli asintomatici. E che il Covid non è un virus stupido come l’Ebola che arriva e ti ammazza l’80% degli infetti ma ti isola e non ti fa andare in metropolitana. Il Covid, come l’influenza, è una malattia furba e nazional-popolare, a basso rischio specifico ma devastante in termini di sanità pubblica e di costi economici”. Lo dice, intervistato da Libero Fabrizio Pregliasco, docente all’Università di Milano, ricercatore e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi indicato nel sondaggio Reputation Science, come il medico televisivo più coerente, e dunque affidabile.
ARTICOLO | Covid, il bollettino del 6 dicembre 2020
Fabrizio Pregliasco sul calo dell’indice Rt e dei ricoveri in terapia intensiva
In merito al calo dell’indice Rt, al calo dei ricoveri in terapia intensiva e dei contagi (-10%), nonostante i morti l’altro giorno abbiano sfiorato quota 1000 in un giorno e sulla conseguente percezione più blanda della pericolosità riferisce: ”È vero. La percezione è che non sia come la meningite, con cui si rischia seriamente la vita, e al cui minimo sospetto la gente fa la fila per i vaccini. Sul Covid c’è quasi l’idea che ti possa colpire in modo blando (e spesso accade). E molti insistono sulla differenziazione tra “morto per”, quando il Coronavirus è causa diretta del decesso, e “morto con”, quando il virus è contributore al decesso per chi aveva gravi malattie pregresse”.
Quando cerchi documentazione ed equilibrio e non vuoi sensazionalismo sul #covid19 trovi il Prof. @preglias Fabrizio Pregliasco: “Il virus diffuso ora è quello del Nord Italia? Servono altri studi. Ci sono 6 varianti”https://t.co/K9islvpDlz
— paolo ignazio marong (@paoloigna1) November 29, 2020
I virologi “usati” dalla Tv
Su come i virologi comunicano le informazioni sul Covid spiega invece: ”Nella comunicazione del virus ci si muove in precario equilibrio: non bisogna eccedere nell’allarmismo perché il primo effetto sarebbe quello degli ospedali intasati, né minimizzare per portare al “liberi tutti”. Come la pasta, non deve essere né troppo cruda né troppo scotta”.
E sul fatto che la stessa ricerca Reputation Science afferma che le interviste dei virologi in Tv, “continue e sovrapposte contribuiscono a disorientare il cittadino”, spiega: ”Ma in ogni sistema democratico non si possono censurare le voci dissenzienti. Anche nelle opinioni mediche non c’è la certezza assoluta, ci sono solo punti di vista di una verità complessa. E il problema è che la comunicazione in tv richiede sintesi, semplicità, tempi veloci, è fatta di spot, i polpettoni annoiano. A volte penso che l’applauso del pubblico serva a bloccare i più noiosi”.
Secondo Pregliasco inoltre i virologi a volte sono usati dalla tv. “A volte sì. In realtà – spiega – i talk show sono fatti inizialmente per i politici, e in modo innaturale si sono adattati ai virologi. Laddove le discussioni fra scienziati ci sono sempre state, per carità; ma il dissenso, allora, si sfogava in ambiente esclusivamente accademico. E con una buona percentuale di errori: la ricerca va avanti per tentativi e ipotesi di verifica. In tv questo non c’è, appariamo per forza più assertivi”. >> Tutte le notizie di attualità