Il prossimo 15 febbraio dovrebbe cadere il divieto sugli spostamenti tra regioni. E’ d’obbligo usare il condizionale, perchè al momento nulla è certo. Potrebbe essere infatti rinnovato: passare da un giorno all’altro a un “liberi tutti” spaventa molto gli esperti del Comitato tecnico scientifico e quelli dell’Istituto superiore di sanità. C’è da considerare, poi, che la crisi di governo complica maggiormente la situazione: la scadenza si presenta proprio in un momento di transizione, e questo potrebbe rallentare ulteriormente la questione. In ogni caso, pare si stiano valutando principalmente due ipotesi.
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Spostamenti tra regioni, le ipotesi al vaglio
Le opzioni sul tavolo sono essenzialmente due. Potrebbe essere firmato un nuovo decreto dal governo appena insediato, ma solo nel caso in cui Mario Draghi riuscisse a sciogliere la riserva e a ricevere la fiducia di tutte e due le Camere entro lunedì. La cosa, al momento, risulta piuttosto difficile. E’ più probabile che arrivi un nuovo decreto prima della fiducia delle Camere. Ma, ancora di più, è quotata l’ipotesi che il divieto di spostamento tra le regioni venga rinnovato. Nel caso in cui, invece, non dovesse essere presentato alcun decreto, allora il blocco di attraversamento dei confini regionali cadrà automaticamente, ridando agli italiani la libertà di muoversi tra una regione e l’altra senza doversi giustificare.
Sarà decisivo il monitoraggio di venerdì 12, che presenterà l’andamento settimanale della pandemia. Nel caso in cui l’indice Rt dovesse rimanere sotto l’1, allora è possibile che, almeno tra le zone gialle, i confini possano riaprire. Se, al contrario, dovesse essere aumentato, la situazione molto probabilmente rimarrebbe così com’è. In base ai risultati, poi, potrebbe modificarsi anche la mappa colorata che divide l’Italia in zone rosse, arancioni, gialle e bianche. Al momento, in zona gialla ci sono: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Provincia autonoma di Trento, Sardegna, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto.
Sono invece in zona arancione: Provincia Autonoma di Bolzano, Puglia, Sicilia, Umbria. Dall’8 febbraio, poi, sono in vigore alcune micro zone rosse, comuni che hanno avuto la necessità di aumentare le misure restrittive a causa dei contagi.
Impianti sciistici, palestre e piscine
Il 15 febbraio, oltre al divieto di spostamenti tra le regioni, scade anche la chiusura obbligatoria degli impianti sciistici. In seguito all’approvazione, da parte del Cts, del Protocollo di sicurezza per la messa in moto degli impianti, teoricamente tutto dovrebbe essere pronto per far iniziare, finalmente, la stagione invernale almeno nelle zone gialle. Anche per quanto riguarda palestre e piscine dovrebbero presto arriverà buone notizie. Le nuove regole del protocollo per la riapertura studiato dal ministero dello Sport sono passate sotto l’occhio vigile del Cts, che le ha essenzialmente validate. Ovviamente, in questo caso bisognerà attendere la scadenza del Dpcm che regola le misure, quindi il 5 marzo. Se non ci saranno ulteriori interventi, a partire dal giorno successivo le palestre e le piscine potranno riapre le porte agli sportivi.
In realtà, al momento risulta improbabile che questo avvenga. Sarà però il governo a decidere quali restrizioni continuare ad applicare e quali, al contrario, alleggerire. Potrebbe, tuttavia, essere concessa la riapertura degli impianti sportivi per le lezioni individuali. Le precauzioni essenziali dovranno in ogni caso essere rispettate: tutti gli strumenti vanno costantemente sanificati, sono vietate le docce, si potrà bere solo da bicchieri monouso o da bottiglie personali. Rimane obbligatorio usare tappetini propri o da sanificare dopo ogni utilizzo. In tutte le strutture dovranno essere a disposizione dispenser di gel igienizzante. Infine, bisognerà mantenere la distanza di 2 metri durante l’attività fisica. >> Tutte le notizie di UrbanPost