Romina Power, cantante, attrice e personaggio tv statunitense naturalizzata italiana, è nel cuore del grande pubblico, che a lungo ha sperato in un ritorno di fiamma con Al Bano Carrisi, oggi sentimentalmente legato a Loredana Lecciso. La permanenza nel nostro paese è arrivata all’improvviso: un amore a prima vista quello con la nostra cultura, come ha raccontato da lei stessa in un’intervista concessa a “Tv Sorrisi e Canzoni” qualche tempo fa. Nel corso di quella stessa chiacchierata lei ha parlato della sua malattia.
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Romina Power e la malattia mai confessata: «L’ho presa dopo un viaggio in Iran»
Romina Power è entrata nel mondo dello spettacolo giovanissima, nel 1965, come attrice: «L’estate del 1964 l’ho passata in un hotel fuori Roma, l’Helio Cabala, con mia madre, mia sorella Taryn, l’attore Edmund Purdom e le sue figlie. Noi ragazze avevamo organizzato un mini show e quando ballavamo si faceva il vuoto intorno. Una sera, dopo la nostra esibizione, si avvicina un signore e mi chiede: “Ti interessa fare del cinema?”. Cercavano una ragazza per un ruolo nel film “Ménage all’italiana” di Franco Indovina, con Ugo Tognazzi. Mi fecero delle foto, poi un provino, dopo di che mi offrirono la parte, più un contratto di sette anni. Mia madre accettò che facessi il film, ma senza quel contratto. Avevo 13 anni…», ha dichiarato Romina Power, che ha svelato poi di un fatto suo privatissimo. «Ho passato l’estate del 1969 a letto. Avevo preso l’epatite virale dopo un viaggio in Iran. Mi arrivavano gli echi del successo, ma dalla mia finestra, a Roma, vedevo solo un cortile fiorito, scrivevo poesie e componevo canzoni alla chitarra», ha confessato. Un’estate complicata quanto quella del 2020 che le ha portato via la sorella: «Taryn ha lasciato il corpo e mi manca molto, perché era anche la mia migliore amica».
La morte della sorella e la perdita della madre
Nel cuore di Romina Power Milano, come confidato da lei stessa a “Il Giorno”: «La città più cosmopolita d’Italia. A Milano, a differenza di Roma, posso passeggiare con calma, senza essere fermata di continuo. Curioso come quest’intervista mi stia facendo riflettere su quanto siano forti i miei legami con questa città. Anche a causa di ricordi non sempre piacevoli. Eravamo nella casa di via Vittor Pisani quando nel cuore della notte ci svegliò la telefonata del console di New Orleans che riguardava mia figlia, Ylenia», ha affermato la 69enne. E ancora: «Milano assomiglia a mia madre: sono entrambe sofisticate e innovative. Lei è mancata nel 2011. Per tenere vivo il suo ricordo ho scritto il romanzo “Ti prendo per mano”. In quelle pagine ho riversato tanto di me e del nostro rapporto, soprattutto negli ultimi anni in cui l’ho assistita quando è stata colpita dal cancro». Leggi anche l’articolo —> Al Bano non sposerà Loredana Lecciso: «Nessun matrimonio in programma per i prossimi 30 anni»