È il Mario Draghi che non ti aspetti, quello che si lascia andare, quando il clima si fa amichevole. Di fronte agli studenti della scuola ‘Dante Alighieri’ di Sommacampagna, nel veronese, che l’hanno accolto con canti, anche rap, e poesie, il presidente del consiglio ha abbassato le difese e ha raccontato delle persone che più hanno, in qualche modo, segnato la sua vita. Ha parlato con tenerezza dei genitori scomparsi quand’era poco più che un ragazzo, degli insegnanti conosciuti in Italia e in America che l’hanno aiutato a capire quale fosse la sua strada, e infine della moglie Maria Serena Cappello che l’ha reso padre di Federica e Giacomo. «La persona che devo ringraziare negli ultimi 40/50 anni è mia moglie. Ogni tanto mi viene in mente la quantità di fesserie che avrei fatto senza di lei. La capacità di capire il momento psicologico che passavo. E poi la famiglia che si è creata, i figli, i nipoti della vostra età. Quindi è tutta una storia bella che si centra su di lei, quindi un applauso per lei», ha detto l’ex numero uno della Bce visibilmente imbarazzato.
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Mario Draghi e Serena Cappello insieme dal 1966: i segreti di una “storia bella”
Soltanto forse in altre due occasioni Mario Draghi aveva superato l’imbarazzo di dover parlare di sé e dei propri cari. La prima risale a qualche anno fa, quando durante un’intervista al giornale tedesco «Die Zeit», parlò a cuore aperto del padre Carlo che gli inculcò la religione del lavoro. È da lui, ex banchiere, che Draghi ha appreso un insegnamento che si è portato sempre dietro: «Se perdi del denaro non hai perso niente perché con un buon affare lo potrai recuperare; se hai perso l’onore hai perso molto ma con un atto eroico lo potrai riavere, ma se hai perso il coraggio hai perso tutto». In quella stessa occasione Draghi rivelò le difficoltà riscontrate dopo la prematura morte dei genitori: «Ricordo che a sedici anni, al rientro da una vacanza con un amico, lui poteva fare quello che voleva, io invece trovai a casa ad aspettarmi un cumulo di corrispondenza da sbrigare e di bollette da pagare». Di colpo il premier si ritrovò capofamiglia: si prese lui cura dei due fratelli Marcello e Andreina supportato da una cara zia, che lo considerava «speciale». Ma non si è mai demoralizzato: si è rimboccato le maniche, ha studiato e lavorato sodo per affermarsi.
«Ogni tanto mi viene in mente la quantità di fesserie che avrei fatto senza di lei»
L’ha detto lui stesso anche oggi, tra le righe, senza scivolare nel retorico, durante l’incontro con i ragazzi della scuola “Dante Alighieri”: «Devo qualcosa a qualcuno nella mia vita per quello che sono diventato? Io devo moltissimo ai miei genitori, soprattutto dal punto di vista psicologico e formativo, per l’amore per il lavoro che mi hanno insegnato e il rispetto delle regole e una coscienza di quello che sei». Riflessioni che grossomodo aveva fatto a novembre del 2021, ospite al Punto Luce “Save The Children” di Torre Maura a Roma: «Ma quel che è importante è ricordarvi che voi siete la cosa più importante che avete. Voi siete la cosa più importante che avete, quando prendete una decisione siete voi quello che conta di più se vi sentite bene, soddisfatti, coinvolti, qualcuno dice che ci vuole grinta, io direi che ci vuole passione più che grinta, trovare le cose che vi fanno appassionare, divertire». In quell’occasione suggerì ai ragazzi di non fare piani: «Io ho fatto quello che mi piaceva e dove mi sembrava di fare bene, ho lavorato tanto, poi a un certo punto non mi sentivo più soddisfatto, ho cominciato a guardarmi intorno e ho fatto un’altra cosa e così via».
Dal rapporto speciale con i genitori all’incontro fortunato con alcuni insegnanti
Decisivo per lui l’incontro con alcuni insegnanti divenuti suoi punti di riferimento. Non «idoli», come lui stesso si è affrettato a chiarire, ma guide, maestri. «La gente non capisce quanti insegnanti bravi ci sono. Sono quelle persone che non solo si sacrificano ma si divertono a stare. Sono quelli che danno i primi messaggi della vita, aiutano a trovare la consapevolezza di voi stessi», ha detto oggi in Veneto. Non ha fatto nomi, ma senza dubbio nelle sue parole si può scorgere il riferimento ai docenti della scuola dei Gesuiti che Draghi ha frequentato nella capitale, al suo relatore Federico Caffè, con cui si è laureato nel ’70 alla Sapienza di Roma con una tesi dal titolo “Integrazione economica e variazioni dei tassi di cambio”, in cui, udite udite, il premier esprimeva perplessità sull’euro. Ed è stato proprio Caffè a presentargli Franco Modigliani, che lo ricevette a Palazzo Koch, in via Nazionale, nel 1972, e ne caldeggiò la candidatura per un posto al MIT di Boston. E ancora l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che tanto ha significato per lui, per la sua carriera di civil servant.
Mario Draghi e la moglie Maria Serena Cappello: una relazione vissuta lontana dai riflettori
Devono essergli passati davanti come dei flash tutti questi incontri quando i ragazzi della scuola “Dante Alighieri” gli hanno donato una rosa da portare alla signora Cappello, con la motivazione che «dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna». Un omaggio accompagnato da una raccolta di disegni realizzati per lui, che si è speso tanto in questi mesi di governo. E Draghi non si è tirato indietro: «La terza persona più importante a cui devo effettivamente gran parte di quello che ho fatto è mia moglie», ha detto sorridendo. Poi ha chiesto un applauso per lei, conosciuta sulla riviera del Brenta, nell’estate del ’66, attraverso amici in comune. Erano due ragazzi, nulla più. La coppia, convolata a nozze nel 1973, ha sempre vissuto lontana dai riflettori. E come riportano alcune biografie, è stata sempre la signora Cappello a preparare le valigie con allegria per accompagnare il marito in giro per il mondo, assecondandone gli interessi.
Quando disse: «Chiedete a mia moglie ne sa più di me»
La relazione tra i due è stata nelle prime battute a distanza: Draghi viveva a Roma, lei a Venezia, dove lei è si è laureata in letteratura inglese. Al fidanzamento lampo e nozze semplici non ha fatto seguito alcuna luna di miele. Però un viaggio c’è stato: i due hanno preso un volo per Boston, dove Draghi aveva da seguire un dottorato al Massachussets Institute of technology. Lì i coniugi hanno vissuto per quattro anni ed è nata oltreoceano la loro prima figlia. Anni meravigliosi per Draghi, ma di gran lavoro: il futuro premier venne ammesso al Mit come uditore esterno: la sua borsa di studio copriva soltanto il costo dell’affitto e la retta per i primi due anni. L’Istituto però offriva agli studenti incarichi di insegnamento retribuiti. Per mantenere la famiglia, Draghi per un periodo ha lavorato anche in una società di informatica. Dopo il conseguimento del titolo la scelta di rientrare in Italia: la carriera universitaria prima, poi l’impegno decennale al Ministero del Tesoro, che hanno segnato i nastri di partenza di una carriera mirabile, che tutti conosciamo: la Goldman Sachs, la Banca di Italia, la Bce… Fino a Palazzo Chigi. La signora Serena c’è sempre stata. Rivelandosi compagna, amica e fedele alleata. Che lei sia il porto sicuro del presidente del consiglio non è un segreto per nessuno: quando gli chiesero cosa avrebbe fatto dopo l’esperienza come presidente della Bce, Draghi disse senza esitare: «Chiedete a mia moglie, ne sa più di me…». Leggi anche l’articolo —> Draghi e quell’esperienza traumatica che gli inculcò la «religione del lavoro»