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Draghi stanco delle ‘montagne russe’, pronto a scendere: “Se il governo cade, vivo anche meglio” | Retroscena

26/05/2022 10:47 - Aggiornamento 26/05/2022 11:00

Draghi crisi di governo, il retroscena – “Le cose grandi ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze ai sottili e le rarità ai rari”, diceva Friedrich Nietzsche. Che applicato alla situazione politica dei giorni nostri si potrebbe stringere così: ad ognuno le sue altezze. I partiti sembrano proprio non riuscire a mettere da parte i sondaggi, le spinte personali e l’appeal sui social: l’istinto di piantare bandierine per ogni piccola cosa in vista delle elezioni è più forte di tutto. Anche del rischio di veder saltare i fondi del Pnrr, la grande occasione del nostro Paese. «Personalmente, se il governo cade, vivo anche meglio», avrebbe ripetuto Mario Draghi ai suoi interlocutori in queste ore. Un virgolettato riportato stamani da «Libero Quotidiano». E certamente non gli si può dar torto. Ma c’è modo e modo di terminare l’esperienza a palazzo Chigi. Non ci tiene il banchiere a finire impallinato in aula: l’ex numero uno della Bce abituato a fare le cose in grande stile vorrebbe (giustamente) chiudere in bellezza, intestandosi il successo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ora che la pandemia sembra colpire meno, resterebbe, infatti, solo quella seconda parte della missione affidatagli da Sergio Mattarella da portare a compimento.

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Draghi stanco delle ‘montagne russe’, pronto a scendere: “Se il governo cade, vivrò meglio”

Difficile dire quanto terrà il «governo senza aggettivi» e Mario Draghi non ama le montagne russe. Dalle segrete stanze trapela una certa insofferenza per quanto sta accadendo nelle ultime ore: l’accordo sulle concessioni balneari sembra vicinissimo, viste le rassicurazioni di tutte le parti politiche. Invece non ci siamo, il via libera dovrebbe arrivare oggi, in modo che il provvedimento giunga in Aula al Senato lunedì. C’è l’ok sulla data entro cui indire le gare per assegnare le concessioni in scadenza: 21 dicembre 2023, ma non l’intesa sugli indennizzi da corrispondere a chi perde la concessione, spiega «Il Corriere della Sera». In un retroscena, Marco Galluzzo chiarisce che il premier vorrebbe dare oggi in un consiglio dei ministri il via ad una nuova fase, con una comunicazione più incisiva dei cambiamenti che comporterà per l’Italia l’attuazione del Pnrr. Si tratta di una operazione di trasparenza, ma non solo.

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Crisi del governo “senza aggettivi”, Draghi parlando alla Bocconi: “Bisogna essere coerenti con quello che si dice”

È un escamotage per ottenere un più ampio consenso, anche perché così non si va avanti. Lo stallo non giova al Paese e il mese di giugno si preannuncia caldissimo: la priorità di Mario Draghi, lo ricordiamo, è l’iter del Pnrr. A lui non interessano i like sui social o l’applauso facile. Parlando alla Bocconi a Milano il premier è sembrato tranquillo, ma nelle sue dichiarazioni si può scorgere un chiaro messaggio ai partiti. «Bisogna essere coerenti con quello che si dice. La credibilità è fondamentale. In politica si ha un mandato attribuito dagli elettori, nel mio caso dal presidente della Repubblica e dal Parlamento. Bisogna restare nei limiti di questo mandato e la cosa più  importante è che le parole devono essere suffragate dai fatti».

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Crisi di governo: per Draghi priorità resta il Pnrr

Intanto oggi ci sarà il Cdm con l’informativa del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Garofoli sul Pnrr. Di 45 obiettivi da raggiungere entro fine giugno per ricevere il terzo assegno di Bruxelles ne mancano 31. 16 sarebbero da realizzare entro fino maggio e 15 entro fine giugno 2022. Ci riusciremo? Le fibrillazioni dei partiti certo non giovano: sul tema dell’invio delle armi all’Ucraina Salvini e Conte sembrano essere in perfetta sintonia e lo spettro di un remake del Papeete Beach non è da escludere. Insomma una croce dopo l’altra per Draghi, che al suo entourage avrebbe detto: «Io sono qui per fare delle cose. Se non si fanno, non c’è ragione per cui io debba stare qui». Non è il momento delle concessioni, ne va della reputazione del Paese (e della sua): «Su tre cose non transigo: la concorrenza, la delega fiscale e la linea di politica estera. Vogliono impedire al governo di andare avanti su questi temi? Mettano qualcun altro al posto mio». A gettare benzina sul fuoco ci sarebbe poi anche un’indiscrezione di «Dagospia», che confermerebbe l’insoddisfazione del premier: «Dopo una telefonata con Ursula von der Leyen, l’ex capo della Bce ha subito avvertito Mattarella: con l’Unione Europea, una tale figura di me**a non me la posso permettere. Posso mediare, ha continuato il premier, ma sulle riforme non rinuncio alle promesse che ho fatto». Leggi anche l’articolo —> Crisi di governo: si va verso elezioni anticipate? Il retroscena

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