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Chi è Angelo Giorgianni, magistrato no Green Pass che “vuole processare chi ci governa”

12/10/2021 08:53 - Aggiornamento 12/10/2021 09:01

Chi è Angelo Giorgianni, il giudice No Green, tra gli autori del libro “Strage di Stato. Le verità nascoste del Covid 19”, che sabato pomeriggio ha preso parte alla manifestazione di Roma. Anche se l’ex sottosegretario agli Interni nel governo Prodi I nel 1996 (si dimise nel 1998) ha voluto prendere le distanze dall’assalto violento alla sede della Cgil. Giorgianni, che continua a puntare il dito contro il modus operandi del governo Draghi, ha deciso di lasciare la magistratura. È stato lui dal palco allestito nella capitale a dire: “Serve una Norimberga contro chi governa”.

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Chi è Angelo Giorgianni, magistrato no Green Pass che “vuole processare chi ci governa”

«Se il fatto di indossare la toga mi deve limitare a esprimere la mia opinione sulla legittimità di atti o di provvedimenti, o peggio ancora di denunciare fatti penalmente rilevanti, anche se riguardano rappresentanti delle istituzioni, allora preferisco lasciare la toga». Con queste parole Angelo Giorgianni ha annunciato, in una intervista all’Adnkronos, il suo addio. Giorgianni condanna “gli atti di violenza” contro la Cgil: «La manifestazione è una cosa quello che è successo fuori è diverso. In quella piazza c’erano mamme, bambini, lavoratori, ed era una piazza internazionale, senza simboli di partiti, e pacifica. Se poi, fuori da quella piazza, qualche delinquente ha commesso atti criminali, non c’entra niente con la manifestazione dei ‘no green pass’. Quelle sono persone ciniche che con il loro comportamento hanno di fatto sporcato una manifestazione di piazza bellissima. Peccato, quegli atti criminali hanno oscurato la manifestazione, perché alla fine si è dato risalto agli atti di pochi delinquenti e non alla presenza di decine migliaia di persone oneste», ha spiegato il giudice.

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«Preferisco lasciare la toga», la decisione dopo i fatti di Roma

Sulla matrice fascista dell’attacco alla sede sindacale Giorgianni ha spiegato: «Io mi limiterei ai fatti, quella è stata opera di delinquenti. In quanto alla matrice non spetta a me dirlo. In questo momento bisogna solo prendere senza se e senza ma le distanze, perché la violenza contrasta con gli interessi della piazza. E rischia di inquinare l’immagine di manifestazioni democratiche, inclusive e non ideologizzate. Noi viviamo in uno stato di diritto e chi ha il dovere di farle osservare si premuri, ma qualcosa ribadisco non ha funzionato». È contro ogni forma di estremismo: «Le rivoluzioni non devono essere violente ma ghandiane perché la violenza è contro gli interessi del popolo sovrano. A maggior ragione in un momento in cui la nazione è spaccata e il rischio è di determinare uno scontro sociale. La piazza è la vecchia agorà, dove il popolo era presente».

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Angelo Giorgianni, ex sottosegretario agli Interni del governo Prodi nel ’96: la carriera

Il giudice Angelo Giorgianni, fino ad oggi in servizio alla Corte di Apello di Messina, è stato anche sottosegretario agli Interni nel 1996 quando al governo c’era Romano Prodi. In passato aveva già protestato contro la certificazione verde che da venerdì 15 ottobre 2021 sarà obbligatoria per tutti i lavoratori. Suo il libro “Strage di Stato. Le verità nascoste del Covid 19”, che ha suscitato parecchio scalpore. Nato a Polistena, Calabria, il 20 maggio del 1954, Giorgianni si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Messina nel 1975. Dal ’77 è stato in Magistratura: ha lavorato nelle procure prima di Caltagirone poi di Reggio Calabria fino al 1985. Poi il ritorno a Messina, dove in seguito è divenuto Sostituto procuratore della Repubblica. Nel 1996 è stato eletto al Senato per Rinnovamento Italiano nel collegio di Fano. Nel 2010 è nominato dal ministro Angelo Alfano come uno dei tre presidenti dell’Organismo Indipendente di Valutazione (OIV), creato per la valutazione dei dirigenti del Ministero della giustizia. È noto anche per essere stato coinvolto nel cosiddetto “verminaio Messina”, esito di una serie di inchieste giornalistiche, rivelatesi poi prive di fondatezza, che portò a numerosi arresti e alle dimissioni dello stesso Giorgianni. Leggi anche l’articolo —> Forza Nuova, minaccia dopo gli scontri: “La rivoluzione non si ferma”