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“La danzatrice stanca”, ecco la poesia che Montale dedicò a Carla Fracci

27/05/2021 14:45 - Aggiornamento 27/05/2021 14:51

Oggi è morta Carla Fracci, regina indiscussa della danza. L’étoile della Scala aveva 84 anni e da anni lottava contro un brutto male. È stata una della ballerine più importanti al mondo: ha interpretato personaggi indimenticabili come Giselle, Francesca da Rimini e Medea; ha calcato i palcoscenici più illustri, e lavorato con compagnie internazionali. Nel 1981 il “New York Times” la definì la “prima ballerina assoluta”. Il poeta Eugenio Montale scrisse in suo onore “La danzatrice stanca”. Era il 1969, allora, la Fracci era incinta e si era allontanata dalle scene.

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Carla Fracci

Carla Fracci “La danzatrice stanca”, ecco la poesia che Eugenio Montale le dedicò

Scritti nel 1969, sei anni prima di vincere il Premio Nobel per la letteratura, Eugenio Montale dedicò dei versi a Carla Fracci. I due erano amici, legati da un rapporto di stima reciproca, anche perché il poeta ligure era solito frequentare la Scala, la seconda casa dell’Étoile. In quegli anni Montale faceva il critico musicale per il “Corriere della Sera”, viveva a Milano e per lavoro recensiva balletti. Alcuni di questi articoli di danza sono oggi raccolti nel volume “Prime alla Scala”.

La poesia, dal titolo “La danzatrice stanca” parla del ritorno sul palco dopo la maternità. La lirica venne inserita nel Diario del ’71 e del ’72, uscito nel 1973. Nei versi Montale descrive Carla Fracci come una figura leggerissima, quasi eterea, che torna a ballare dopo essere diventata mamma. Il primo incontro tra la Fracci e il poeta nel 1955 durante il “Passo d’Addio” di lei alla Scuola di Ballo. Il poeta di “Ossi di Seppia” ne restò affascinato. La Fracci, dal canto suo, lo ha sempre chiamato “Maestro”: «Era spiritoso, straordinario, ironico. Mi ricordo questa sua sigaretta e il suo passo breve. L’occasione di conoscere i veri maestri e di incontrarli nel momento giusto, cioè quando si comincia a capire qualcosa della vita, sembra oggi un’autentica rarità», aveva confidato la Fracci. L’étoile ricordando le tante vacanze trascorse con lui svelò un retroscena: «Un aneddoto? La cosa carina è che dava agli ospiti dei disegni. Chiedeva rossetti, matite e disegnava. Amava cantare, era baritono credo, e in spiaggia, se trovava qualcuno, cominciava a proprio a cantare». Di seguito riportiamo i versi struggenti del poeta per la stella del balletto. Leggi anche l’articolo —> Alessandra Mastronardi sarà Carla Fracci nel film di Rai1: “Mi chiese di rappresentare la sua fierezza”

Carla Fracci

Una grande amicizia nata nel 1955

 

LA DANZATRICE STANCA

 

Torna a fiorir la rosa
che pur dianzi languia…
Dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa.
e quando mai può dirsi per stagioni
che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?
Ma si parla della rifioritura
d’una convalescente, di una guancia
meno pallente ove non sia muffito
l’aggettivo, del più vivido accendersi
dell’occhio, anzi del guardo.
È questo il solo fiore che rimane
con qualche metro d’un tuo dulcamara.
A te bastano i piedi sulla bilancia
per misurare i pochi milligrammi
che i già defunti turni stagionali
non seppero sottrarti. Poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
si meraviglia. Non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.