Case automobilistiche in fallimento, la crisi dell’auto elettrica – È nata solo nel 2016, ma ora la Sono Motors sta già chiudendo i battenti. E, con essa, fallisce il sogno dell’auto solare elettrica, un prototipo rivoluzionario. La casa automobilistica di Monaco di Baviera ha presentato istanza di fallimento e, come vedremo, non è l’unica. Gli scossoni alla visione di una mobilità “green” e sostenibile. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il fallimento di Sono Motors
Sono Motors intendeva lanciare la prima auto a energia solare, ma pochi mesi fa è arrivato l’abbandono del progetto Sono Sion, con la conseguente perdita di circa 250 posti di lavoro. La società non è stata in grado di raccogliere abbastanza capitale da investitori, azionisti, e neppure attraverso il crowdfunding. Come riportato dal portale tedesco, ecoreporter.de, Sono ha già licenziato numerosi dipendenti nel giro dell’ultimo anno. Ora che la Sono ha presentato istanza di fallimento, anche i restanti dipendenti dell’azienda perderanno il lavoro. (Continua a leggere dopo la foto)
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La bancarotta di WM
Spostiamoci, ora, in Cina. Nel Paese del Dragone, che rappresenta il più grande mercato automobilistico del mondo, un’altra casa automobilistica si trova nella stessa situazione. Anzi, è peggio: la startup cinese di auto elettriche WM Motor, con sede a Shanghai, ha perdite per oltre un miliardo di euro. La pandemia da Covid-19 e l’aumento dei costi delle materie prime sono le cause delle sofferenze finanziarie, comportando problemi e rallentamenti anche per altre case automobilistiche. Le perdite annuali di WM Motor sono lievitate a 8,2 miliardi di yuan, cifra che al cambio attuale, come anticipato, si aggira sul miliardo di euro. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le criticità dell’auto elettrica
I costi dell’auto elettrica sono più elevati di quelle a motore termico, è sempre stato così. Anche per i produttori. Sono, inoltre, intervenute nuove variabili: lo stop alla produzione, per lunghi mesi, durante il Covid (e, poiché la Cina è la “patria” dell’auto elettrica, ricordiamo come sia stato stringente il lockdown nella stessa Cina) e il rincaro delle materie prime, nonché la fine dei copiosi incentivi statali, hanno creato la “bolla”. Secondo la stima del Financial Post, in Cina nel 2019 si contavano oltre cinquecento realtà di produttori di veicoli elettrici, ora ne sono rimaste circa cento. una delle principali ragioni che ha portato alla sovrapproduzione di auto elettriche in Cina è stata la generosa politica di incentivi del governo, che ha spinto molti produttori a entrare nel mercato senza avere una domanda adeguata. (Continua a leggere dopo la foto)
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La situazione in Italia
Un freno all’acquisto dell’auto elettrica, oltre al costo elevato, è probabilmente rappresentato dalla sicurezza, giacché sono numerosi gli episodi di malfunzionamento, nonché i casi di “autocombustione”. Ad ogni modo, come riportato dal Tempo del 14 settembre 2023, “nel 2022 sui 630 milioni di euro di incentivi statali a disposizione sono rimasti inutilizzati circa 272 milioni di euro con una previsione per quest’anno di 280 milioni“. Questo il dato percentuale: sul totale delle auto immatricolate in Italia solo il 3% sono elettriche. Peraltro, le colonnine di ricarica latitano. In Europa la gran parte delle infrastrutture di ricarica, addirittura il 70%, si trova solo in Francia, Germania e Paesi Bassi. Sugli incentivi statali, come è noto, è in corso un serrato dibattito tra Stellantis (nata dalla fusione tra Fca e Peugeot) e l’attuale esecutivo.
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