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Coronavirus boom casi: forse l’Italia ha sbagliato qualcosa, ma meno di altri paesi

28/02/2020 10:46

L’esplosione del nuovo coronavirus in Italia ha scatenato una serie di polemiche nel paese: in tanti hanno messo in discussione l’efficenza del nostro sistema sanitario. Al centro del dibattito pubblico e politico anche la qualità degli ospedali. Secondo i più allarmisti l’emergenza del Covid-19 non sarebbe stata gestita nel migliore dei modi. A riprova di ciò vi sarebbe, ad esempio, la mappa del contagio nel mondo, in cui figuriamo al terzo posto, subito dopo i paesi asiatici. Non solo, è di queste ore la decisione di comunicare diversamente il bollettino dei contagi proprio per ridurre l’effetto panico: saranno segnalati solo i casi più gravi.

Coronavirus Italia

Coronavirus esplosione casi: forse l’Italia ha sbagliato qualcosa, ma meno di altri paesi

Giuseppe Ippolito, infettivologo dello Spallanzani, ha annunciato a Repubblica: «In Italia si sta lavorando affinché vengano comunicati solo i casi di nuovo coronavirus clinicamente rilevanti». Negli altri Paesi del mondo, ha spiegato il ricercatore si fa così: «Coloro che risultano positivi ai tamponi fatti per qualsiasi altro motivo, andranno in una lista separata ma comunque estremamente importante per la definizione della situazione epidemiologica». Parole che fanno riflettere e gettano una luce nuova: non è che in Italia si registrano molti più casi che all’estero, forse ci sono state semplicemente delle ‘mancanze’ da parte degli altri Paesi. Parliamo di tamponi, controlli agli aeroporti, bollettini quotidiani. 

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«Le linee guida dell’Oms non sono state applicate e prevedevano che fossero fatti i test solo su soggetti sintomatici che avessero avuto contatti con malati di Covid-19 accertati e che provenissero da zone di focolai», ha precisato Walter Ricciardi dell’Oms. In realtà sappiamo tutti che l’Italia si è preoccupata a lungo anche dei pazienti privi di sintomi col risvolto di aver intasato laboratori e di aver forse accresciuto nella popolazione la paura di essere contagiati. È stato forse un eccesso di zelo, una smisurata prudenza.

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La ricerca del paziente zero, la letalità del virus e…

Altre pecche da imputare all’attuale governo? Avremmo dovuto forse non controllare soltanto i cinesi e i connazionali di rientro dai paesi del Sol Levante, ma tutti gli spostamenti avvenuti poi una volta lasciato l’aeroporto? Un discorso assurdo, un piano utopico. Ed è forse per questo che la stessa ricerca ostinata del paziente zero si è rivelata fallimentare ed è ormai inutile. Sulla letalità del virus si può dire ancora molto poco, gli studi su cui ci basiamo sono stati fatti in tempi record. Il nuovo coronavirus è più pericoloso di altri di cui siamo già stati affetti nella nostra vita? Difficile dirlo. È aggressivo, soprattutto nella prima fase, ma poi è fondamentale il quadro clinico del singolo paziente. Vien da sé che gli anziani con altre problematiche siano più esposti.

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Coronavirus Italia: 17 morti e 650 persone positive

Al momento la situazione nel nostro paese è questa qui: 17 i morti e 650 le persone positive al coronavirus nel corso dell’ultima settimana. Aumentano i contagi, ma restano circoscritti. E l’Italia si è mostrata pronta: non è sempre vero che l’erba del vicino è più verde. Su Open è stato pubblicato un report molto interessante, in cui sono stati messi a confronto quantità e qualità dei test all’estero. In Germania il boom dei casi di influenza stagionale ha destato non pochi sospetti: dall’inizio dell’autunno 80mila contagi. Il fenomeno è stato monitorato fin dall’inizio, parte quindi prima dell’emergenza sanitaria per la sindrome simil-influenzale Covid-19, ma non è escluso che quest’ultimo fosse già in atto.

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I decessi provocati dall’influenza stagionale in Germania sono già 130 e in mezzo potrebbe esserci il SARS-CoV2: non lo si può scartare con certezza. I problemi non mancano anche oltre Oceano. Negli Stati Uniti i test piuttosto costosi restano a carico dei pazienti, a meno che non vengano imposti dalle autorità sanitarie: ad oggi ne sono stati effettuati poco più di 500. E c’è di più: i kit in uso dagli americani sono difettosi, secondo quanto rivelato da una recente dichiarazione di Scott Gottlieb della Fda (Food and Drug Administration). Al contrario, i test italiani sono risultati eccellenti: si tratta di quelli sviluppati dal Charité di Berlino.

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